Educa, la 13esima edizione si chiude con Murubutu: “Il rap ha un grandissimo potenziale educativo”

Murubutu (foto Daniele Panato/Ufficio Stampa Educa)

Il rapper Murubutu ha chiuso il festival Educa domenica 16 aprile. Più di cento appuntamenti in tre giorni e un’ampia partecipazione di giovani, famiglie e insegnanti. E sono già state annunciate le date del prossimo anno della manifestazione che, da 13 anni, mette al centro l’educazione: Educa tornerà a Rovereto tra il 19 e il 21 aprile 2024.

“Con il tema ‘Nuovi Alfabeti’ – commenta Paola Venuti, coordinatrice scientifica di Educa – ci eravamo proposti di iniziare a costruire un lessico del futuro condiviso: ed è quello che è successo. Sono emerse parole che diventeranno elementi centrali per il domani e su cui si lavorerà in tante e differenti sedi, tra queste: innovazione, partecipazione, sostenibilità, rispetto, inclusione, valutazione e qualità della scuola”.

I veri protagonisti di questa edizione sono stati i giovani. “Da loro in particolare – aggiunge Venuti – abbiamo ricevuto una forte richiesta di cambiamento: gli adulti dovrebbero allentare le loro rigidità e le loro difese, lasciando alle giovani generazioni il diritto di esprimere le loro idee”.

Con Murubutu, al secolo Alessio Mariani, si è parlato del potenziale del rap nella didattica scolastica. “Tra studenti e docenti c’è la necessità di trovare un codice di scambio”, ha spiegato il rapper. “I ragazzi vivono i contenuti scolastici in modo refrattario ed ostico e si allontanano anche dalla lezione frontale perché esemplare di un mondo distante. Vivono all’interno di bolle e fruiscono di nuove forme mediatiche, attraverso i social, che li profilano e li rendono lontani dalla realtà contemporanea e da quella degli adulti. Il rap, da questo punto di vista, ha un grandissimo potenziale espressivo ed educativo: è il genere musicale che più utilizza figure retoriche e che più ragiona sulla metrica, ha un forte vitalismo e si sostituisce ai cantautori nella trasmissione di contenuti ai giovani”.

Murubutu vanta una discografia composta da 7 album completamente dedicati allo storytelling, ed è rapper e insegnante di filosofia e storia. Ha fatto rap fin dagli anni 2000. Ad Educa ha spiegato come non tutto il rap o la trap possa essere considerato un veicolo di contenuti culturali. “Il rap d’autore di Caparezza o Rancore – precisa Murubutu – veicola contenuti molto alti in un genere molto diffuso soprattutto tra i più giovani. Io non penso che la trap sia il peggior genere di musica mai prodotto, abbiamo avuto la techno ad esempio negli anni Ottanta, ma dovremmo imparare ad interpretarla, condannando il linguaggio forzatamente volgare, l’inneggiamento all’uso di droghe sintetiche e i contenuti sessisti mascherati da libertà o ribellismo. Esiste un rap che ha grandissime potenzialità perché può aiutare i ragazzi dal punto di vita culturale, ampliando il bagaglio lessicale, ed emotivo”.

Murubutu è anche l’autore dell’album “Infernvm” registrato con il rapper Claver Gold dedicato alla prima delle tre cantiche di Dante. “Avevo un timore reverenziale nei confronti della prima cantica – continua -. Infernvm non è un’opera didascalica ma reinterpreta i personaggi in una chiave più contemporanea. Ho sempre avuto una grande passione per la narrativa e sono cresciuto con i grandi cantautori che raccontano con un linguaggio accurato determinati momenti, fatti della contemporaneità ed emozioni. lo faccio lo stesso con un codice però diverso che è il rap: i miei brani sono tutti racconti che hanno una trama e dei personaggi con proprie caratteristiche. Il mio pubblico è giovane, sensibile e curioso, con tanta sete di conoscenza e alla ricerca di stimoli emotivi e culturali nelle mie canzoni. Nelle giovani generazioni noto una grandissima apertura verso i generi: fruiscono della musica, ma non solo, in modo aperto e libero e questo favorisce una grande ricchezza, ma una maggiore superficialità dal punto di vista emotivo. Ecco perché sono importanti la scuola e la musica e il loro legame”.

Qual è il ruolo della scuola? “Come la musica che rappresenta un momento di aggregazione che non è ancora stato sostituito, così la scuola è una roccaforte di conoscenza e cultura, un baluardo contro la superficialità e l’informazione usa e getta. La scuola non può essere sostituita da nient’altro. Bisognerebbe solo valorizzarla di più“.

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