“Chiediamo che la Provincia di Trento abbandoni l’idea anacronistica e antiscientifica della costruzione di nuovi bacini artificiali e persegua immediatamente un ambizioso piano di realizzazione capillare di infrastrutture ecologiche. La retorica dell’emergenza è l’insopportabile e immaturo piagnisteo di chi, negli ultimi 30 anni, non ha fatto abbastanza per prepararsi al cambiamento climatico”.
È questa la richiesta del Comitato permanente per la difesa delle acque in Trentino, che nella mattinata di oggi, 6 aprile, ha convocato una conferenza stampa presso la confluenza tra il torrente Fersina e il fiume Adige.
“L’unico vero serbatoio che possiamo ricaricare ha un nome preciso e si chiama falda acquifera“, scrive in una nota il portavoce del Comitato, Tommaso Bonazza. “I sistemi di ricarica controllata della falda costano in media 1,5€/mc di capacità di infiltrazione annua, mentre per gli invasi i costi arrivano a 5-6€/mc di volume invasabile. I sistemi di ricarica controllata consumano molto meno territorio e per essi è più facile trovare siti idonei”.
Per questo il Comitato chiede “l’adozione immediata di misure mirate all’incremento della funzionalità ecologica dei terreni agrari e della loro capacità di trattenere e far infiltrare le acque meteoriche e prevenire il degrado dei suoli”; “la riqualificazione morfologica ed ecologica dei corsi d’acqua, decanalizzandoli e recuperando le forti incisioni subite nei decenni scorsi, riconnettendo le pianure alluvionali, ripristinando fitte formazioni boscate riparie; la ricostituzione della rete di siepi interpoderali e del reticolo idraulico minuto“; “l’adozione generalizzata di pratiche colturali che implementino il contenuto di sostanza organica nei suoli e la loro capacità di assorbire le piogge e trattenere umidità e nutrienti”; “la de-impermeabilizzazione delle aree urbane“.
Lascia una recensione