Al 27 marzo le persone richiedenti asilo in Trentino erano 1.183. Di queste, 680 sono richiedenti protezione internazionale, mentre 503 sono richiedenti di protezione temporanea di nazionalità ucraina.
I dati sono stati forniti dal vicepresidente della Provincia, Mario Tonina, che ha risposto in Consiglio provinciale a una domanda di Luca Zeni (Partito Democratico). “A breve – ha aggiunto Tonina – si raggiungerà la capienza massima prevista di 700 richiedenti protezione internazionale e di 600 persone richiedenti protezione temporanea”.
I minori non accompagnati presenti in Trentino al momento sono, invece, 60 (di cui 17 accolti nel progetto Sai, gestito dall’associazione Appm). Gli altri sono invece in comunità socio-educative sparse sul territorio.
Per quanto riguarda le percentuali di esito delle Commissioni che valutano le richieste di asilo, Tonina ha detto che “non si possiedono dati sistematici, ma le informazioni raccolte non si discostano in maniera significativa dalle rilevazioni della Commissione nazionale per il diritto di asilo”. La quale “evidenzia come circa il 60% delle valutazioni delle Commissioni territoriali hanno esito negativo, per il 14% delle domande c’è il riconoscimento dello status di rifugiato, per il 14% di riconoscimento della protezione sussidiaria e per il 14% di quella speciale”.
Nei prossimi mesi, inoltre, secondo quanto riportato dal vicepresidente della Provincia di Trento, si prevede un flusso costante di richieste di protezione internazionale e di protezione temporanea. “Il sistema di accoglienza provinciale, grazie alla forte sinergia instaurata con gli enti di gestione coinvolti, risponderà prontamente a tutte le autorizzazione all’ingresso arrivate tramite il commissariato del governo in virtù del protocollo di intesa vigente”, ha detto Tonina. “Anche in merito all’arrivo di minori stranieri non accompagnati – ha detto l’assessore – si è visto un incremento significativo nel corso degli ultimi mesi: anche per ciò il sistema provinciale ha risposto e risponderà garantendo protezione, presa in carico sociale e dovuto supporto giuridico”.
Non si è fatta attendere la replica del consigliere del Partito Democratico, Luca Zeni, che ha notato “che la risposta del vicepresidente fa capire quanto è diverso fare propaganda e governare”. “Nel 2015-2018 – ha proseguito – avevamo una destra che con ha diviso la popolazione sul tema, oggi vediamo che l’approccio è diverso perché governare è un’altra cosa. Rimane – ha concluso il consigliere – il problema enorme relativo agli esiti negativi: il 60% di esiti negativi comporta un rischio di avere la permanenza irregolare di persone sul territorio; su ciò c’è da fare un grande lavoro con lo Stato”.
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