2 aprile 2023 – Domenica delle Palme e della Passione del Signore – Anno A
Is 50, 4-7; Fil 2,6-11; Mt 26,14-27,66.
«Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati». Mt 26,28
La celebrazione della Domenica di Passione ci aiuta ad immedesimarci negli ultimi giorni trascorsi da Gesù a Gerusalemme e culminati con la sua morte e risurrezione. Tra quelli che stendevano i loro mantelli e rami di palme sulla strada per l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme c’è probabilmente anche qualcuno che pochi giorni dopo griderà di non conoscerlo e ne chiederà la crocifissione.
Nella celebrazione i personaggi chiave del racconto della passione diventano lo specchio della nostra esistenza e delle nostre scelte, ci fanno capire le diverse possibilità che abbiamo davanti a Gesù Cristo.
Il personaggio centrale è naturalmente Lui, Gesù di Nazareth. Nelle sue ultime ore Egli celebra la Pasqua, segno del dono totale e pieno di sé (sacrificio) che compirà sulla croce; prega, per trovare la forza di abbandonarsi alla volontà del Padre, sia nell’orto degli ulivi, sia sulla croce dove intona il Salmo 22; si pone di fronte a tutti gli altri personaggi come colui davanti al quale è necessario prendere posizione e schierarsi.
C’è il gruppo dei personaggi irrimediabilmente ostili: i capi politici e religiosi, che si ostinano a non voler comprendere chi è Gesù e fanno della sua eliminazione una questione di sopravvivenza e conservazione del potere.
Ci sono i personaggi ambigui, che fluttuano dall’adesione a Gesù al suo rinnegamento (Pietro, gli apostoli, la folla); che lo tradiscono e poi si pentono senza trasformare il pentimento in nuovo inizio (Giuda); che escono allo scoperto solo quando Gesù è ormai morto (Giuseppe d’Arimatea); che non hanno il coraggio della coerenza (Pilato); che lo crocifiggono materialmente e poi lo riconoscono come Figlio di Dio (i soldati romani). Tutti costoro sperimentano l’ambiguità dell’adesione a Gesù Cristo, per alcuni il finale è di speranza (Pietro), per altri di disperazione (Giuda).
C’è, infine, il gruppo dei personaggi positivi: Simone di Cirene, che porta la croce di Gesù; le donne, che lo hanno seguito dalla Galilea fino al Calvario, simbolo di una fede femminile già provata dalla sofferenza.
Noi siamo tutti loro, e Gesù muore proprio per ciascuno di noi. Nella celebrazione siamo noi coloro che entrano in chiesa cantando “Osanna al figlio di Davide”, siamo noi coloro che ascoltano e rivivono il dramma della passione e morte di Gesù nell’ascolto della Parola di Dio e nella celebrazione del Mistero Eucaristico, siamo noi coloro che si soffermano in silenzio a meditare sulle incongruenze, sui rinnegamenti pratici, sui momenti di paura e di ribellione, perfino sui nostri tentativi di rimuovere o eliminare Gesù dalla nostra vita. Siamo noi a restare sbigottiti davanti al suo silenzio. Siamo noi quelli che possono scegliere di seguirlo o rinnegarlo, sfidarlo o riconoscere: “Davvero costui è il Figlio di Dio!”.
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