E’ tornato alla Casa del Padre don Maurizio Gottardi, sacerdote della Diocesi di Trento, missionario fidei donum in Brasile dal 1966 al 2015.
Classe 1938, originario di Magasa-Valvestino, comune bresciano fino al 1964 appartenente all’Arcidiocesi di Trento, un anno dopo la sua ordinazione a Trento il 27 giugno 1965 (aveva studiato presso il Seminario di questa diocesi), con entusiasmo aveva intrapreso l’esperienza missionaria nello Stato del Rio Grande do Sul, lo Stato più meridionale del Brasile, al confine con l’Uruguay e l’Argentina. Vi era rimasto fino al 2015, svolgendo la sua opera pastorale nella diocesi di Bagè.
Rientrato in Italia, si era speso con generosità quale collaboratore pastorale in Valle dei Laghi fino al 2021. Gli ultimi anni li ha trascorsi a Polpenazze del Garda, in provincia di Brescia; in questi primi mesi del 2023 era ospite della Casa del Clero a Trento.
Il funerale, comunica l’Arcidiocesi di Trento, sarà celebrato venerdì 17 marzo alle 17 nella chiesa parrocchiale di Pietramurata.
La missione era per don Maurizio Gottardi “il luogo dove continuare a promuovere la speranza e la difesa della dignità dei più deboli“, come aveva confidato lui stesso, con la sua parlata dall’accento ormai portoghese, pur mescolato alla natia cadenza bresciana, intervistato nel 2010 da Antonella Carlin: “E’ questo il senso della missione apostolica che mi è stata affidata: celebrare, annunciare e testimoniare il Vangelo”. Per lui ciò non si riduceva a una mera affermazione di valori cristiani, ma comportava la promozione di azioni concrete: il coinvolgimento della comunità parrocchiale nelle attività pastorali e sociali, la promozione di percorsi di formazione dei laici, di accompagnamento di nuove vocazioni sacerdotali, e poi le iniziative nelle carceri, nelle scuole e quelle legate alla promozione umana e allo sviluppo delle attività produttive.
Aveva mosso i primi passi nella parrocchia di Sobradinho, nel cuore del Rio Grande do Sul: 35 mila parrocchiani, all’epoca, la maggior parte dei quali disseminati in 17 comunità di campagna, per i quali era semplicemente “padre Mauricio”.
“La nostra catechesi – aveva detto al giornalista di Vita Trentina, Mauro Neri (vedi: “Dalle Dolomiti alle favelas”, 1983) – è al servizio del popolo per aiutarlo a lottare per una società migliore. Dobbiamo creare ‘profeti’ che sappiano risolvere le ingiustizie. Non vogliamo cristiani per la Chiesa, ma cristiani per il mondo. Un mondo più giusto, in cui il povero non rimanga senza terra, senza lavoro. In cui la salute non sia minacciata dai veleni usati per ‘spremere’ la terra; in cui non sia necessario trasferirsi nelle periferie delle grandi città, lasciando in campagna un pezzo di cuore”. Perseguiva quell’evangelizzare a partire dai poveri, attraverso le Cebs, le Comunità Ecclesiali di Base, secondo il piano indicato allora dai vescovi per tutto il Brasile.
Degli anni difficili, sofferti, ma anche entusiasmanti aveva parlato in un suo scritto per Vita Trentina, nel quale ripercorreva la dura stagione della dittatura dei generali, segnata però dal punto di vista ecclesiale, all’indomani del Concilio Vaticano II, dall’incontro latinoamericano a Medellin (1968), che aveva delineato il nuovo volto della Chiesa latinoamericana,: una Chiesa, ricordava don Maurizio, che “usciva coraggiosamente verso il suo popolo, un popolo nella schiavitù con molti faraoni che lo opprimevano”. Le periferie, le comunità, i movimenti per i diritti, le carceri diventavano “luoghi teologici” dove si sperimentava in concreto la dimensione ecumenica, in dialogo con altre persone delle Chiese storiche. “La Bibbia diventava anche per noi cattolici la fonte principale della spiritualità e della pastorale. Così in questo contesto socioeconomico ed ecclesiale, l’esigenza dell’ecumenismo diventava sempre più evidente”. Nacque in quegli anni il Cebi (Centro Studi Biblici) che si diffuse in tutta l’America Latina, con corsi di studi biblici condotti insieme con pastori e fedeli di varie Chiese cristiane: “Proprio in questo studio comune, l’ecumenismo si fortificava e diventava soprattutto testimonianza per il mondo, superando in parte lo scandalo antico della divisione fra i cristiani”.
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