“Per gli impiantisti è vitale lavorare in un’ottica di sostenibilità: ambientale, sociale ed economica. Solo coniugando questi tre aspetti è possibile mantenere un equilibrio tra la tutela dei territori e la tutela delle comunità che vivono in montagna”.
La presidente dell’Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef), Valeria Ghezzi, è intervenuta in occasione del convegno “Nevediversa – il turismo invernale ai tempi della transizione ecologica”, organizzato da Legambiente a Torino martedì 7 marzo.
“I gestori degli impianti a fune – ha ricordato Ghezzi – sono consapevoli di operare in ambienti delicati e sono i primi ad avere a cuore la tutela della montagna. Per noi, e per le intere comunità che contribuiamo a sostenere, le ‘Terre alte’ sono patrimonio e prodotto, siamo quindi ben disposti a dialogare con chiunque voglia collaborare costruttivamente”.
Secondo Anef, “bisogna però partire da dati di realtà”. “Sentiamo spesso parlare in termini negativi della neve tecnica, quando questa non è composta che di sole, acqua ed aria, senza nessun additivo”, riporta l’Associazione. “Acqua – aggiunge – che viene semplicemente presa in prestito in autunno per essere naturalmente rilasciata nell’ambiente in primavera”.
Anef punta il dito contro chi considera “gli impianti come ‘ferite’ alla montagna quando sono mezzi di trasporto a emissioni zero che rendono accessibili le vette, o di disboscamenti selvaggi quando la superficie boschiva è in crescita in tutte le Alpi (solo lo 0,03% del suolo italiano è occupato da piste/impianti)”.
E poi, sottolinea l’Associazione degli impiantisti, “ci si preoccupa per le elevate emissioni quando impianti e sistemi di innevamento funzionano con energia elettrica per la maggior parte ricavata da fonti rinnovabili”. “È bene sapere – aggiunge Anef – che la stragrande maggioranza delle emissioni collegate a una giornata di sci sono legate agli spostamenti dalle città, sostanzialmente uguali se poi in montagna si scia o si va a fare una ciaspolata”.
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