La Chiesa non è donna, non è giovane e non è periferia. “Risulta chiaro dai tre cantieri e dalle tre domande emerse dal Cammino sinodale in diocesi. Però la Chiesa deve essere donna, deve essere giovane e deve essere periferia”, ha affermato padre Diego Fuitem, missionario trentino da anni in Sud America, nel primo incontro della Settimana dei missionari trentini in Sud America, riuniti a Maceiò, nel nord-est del Brasile, e collegati on line con il Trentino. Era il primo incontro sul tema “donne”, il 24 gennaio, seguito da “giovani” (il 25) e periferie esistenziali (il 26) per concludere il 27 gennaio alle ore 19 con la preghiera online con l’Arcivescovo, aperta a tutti e in streaming sul sito diocesano. Ad interloquire con i missionari sul tema “donne” c’erano tre componenti dell’equipe diocesana sinodale – suor Daniela Rizzardi, Maria Faes e Cristina Bruni – e altre due voci trentine: Donata Borgonovo Re e Laura Froner.
Sono tre i punti evidenziati dalla sintesi delle tre ore di confronto al mattino fra i missionari. Li ha riassunti don Cristiano Bettega (in Brasile assieme a Tatiana Brusco e Sarah Maule del Centro missionario).
RIFLESSIONE AL FEMMINILE
I missionari trentini hanno espresso in prima battuta il “bisogno di dare spazio anche alla riflessione femminile sulla Parola di Dio”, che rappresenta un’altra sensibilità, “complementare, necessaria”. Il fatto che il prete sia celibe “è povertà”, secondo i missionari in America Latina, perché “è autorizzato a non confrontarsi mai con la realtà femminile, lo fa solo se vuole. Quindi raramente”. Anche le donne – sottolineano i missionari – fanno fatica ad assumere una visione diversa. “Non è tanto la donna che deve venir valorizzata – emerge come secondo punto di riflessione – piuttosto è la Chiesa-uomo che dovrebbe aprire gli occhi, ascoltare realmente”.
“Si è detto che non si tratta di valorizzare la donna, ma di ripensare la Chiesa. Credo che sia una frase molto forte”, ha detto don Marco Rosa, originario della valle di Ledro, in Bolivia da 45 anni. “Un sacerdote, se ama davvero il suo popolo – ha aggiunto don Rosa -, è orgoglioso che tutti partecipino e perfino che, nella loro azione, lo superino e lavorino meglio di lui. Solo in questo modo si può scorgere l’amore che ha per la sua comunità, e non l’egoismo o l’invidia che potrebbe sorgere nel vedere che una laica o una suora lavora meglio di lui”. Il terzo punto di cui hanno discusso i missionari trentini è il “problema del potere”. “Anche il modo stesso di aver posto le domande sul ruolo della donna – è emerso dalla discussione – tradisce un punto di partenza maschile: domandare ‘Cosa chiedi alla Chiesa per sentirti valorizzata?’ può sembrare una concessione. Forse il problema sta nel fatto che ci costa condividere il potere e metterci in una relazione realmente orizzontale”.
“Perdere il potere è ciò che ti avvicina alla gente”, ha detto padre Diego, che ha aggiunto: “La Chiesa del potere è la Chiesa maschile, mentre la Chiesa della vicinanza è la Chiesa femminile. E, teologicamente parlando, la Chiesa è femminile e la sua essenza sta nell’assenza di potere. Cristo stesso ci ha dimostrato che Dio non ha potere, perché si è manifestato nell’assenza di potere del bambino di Betlemme”. Si avverte un “reflusso” nella Chiesa, secondo Riccardo Paris, da 54 anni in Brasile. “C’è una Chiesa che guarda sopra se stessa, ma abbiamo bisogno di una Chiesa popolo di Dio, inserita nella società e ‘in uscita’, per citare un’espressione di papa Francesco, per servire il mondo e le sue necessità”. Secondo Paris, poi, “la Chiesa è ancora euro-centrica e non ascolta le esperienze dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, bloccandosi quando c’è qualcosa di contrario al diritto canonico. Ma così si dimentica che il Vangelo è libertà e parola di speranza”.
VANGELO E DIRITTO CANONICO
Il Cammino sinodale apre degli spazi di riflessione. Serve tempo, ma, secondo dom Adriano Ciocca, novarese d’origine e vescovo in Brasile da diversi anni, “dobbiamo accettare di vivere dei processi”. “I sinodi – ha detto – stanno coinvolgendo sempre più persone, non solo cattoliche. Possiamo quindi sperare di arrivare ad un cambiamento del modo di essere Chiesa. Non vedo altre forme, se non il Cammino sinodale”. Nel frattempo, però, secondo dom Adriano sarebbe importante “fissare” dei risultati, per dare un segnale di cambiamento effettivo. “Abbiamo un codice di diritto canonico che è sorpassato”, ha aggiunto: “Da noi in Brasile ci sono diversi preti giovani che si appoggiano a parroci fondamentalisti, che seguono il diritto canonico prima ancora del Vangelo. Ma il Vangelo è molto più importante del diritto canonico”.
Citando un’immagine di Gesù dopo la Risurrezione, Luigi Zadra, ex comboniano che lavora con i quilombos (i discendenti delle persone africane ridotte in schiavitù in Brasile, ndr) nel Nord del Brasile, ha detto che “Gesù è fra i pagani, fra i diversi, è uomo, donna, periferia, omosessuale. Vedo una Chiesa in uscita – ha aggiunto Luigi – ma al momento ancora un po’ sbalordita se pensa al futuro. Gesù non c’è, ci ha preceduto e ci insegna un’altra strada. E noi, come cristiani e come missionari, dobbiamo andare alla umile ricerca di un Risorto che è in un contesto nuovo”.
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