Nel 2022 gli italiani hanno speso 2,6 miliardi in più per mettere in tavola pasta e pane. La verdura è costata 2,3 miliardi in più, la carne invece 2,2 miliardi in aggiunta rispetto ai prezzi dell’anno precedente.
Lo riporta la Coldiretti, che ha stilato la classifica degli aumenti sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione a dicembre. Nel 2022 – emerge dai dati – l’aumento dell’inflazione è stato il più ampio dal 1985. Un incremento che è stato trainato dal rincaro dei beni energetici legato alla guerra in Ucraina.
“La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori”, afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige, Gianluca Barbacovi, che sottolinea l’esigenza di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa”.
“Nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato tra l’altro – precisa Barbacovi– progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali”.
Complessivamente, emerge dall’analisi della Coldiretti, la famiglie italiane hanno speso nel 2022 ben 13 miliardi in più per prodotti alimentari e bevande analcoliche a causa di un aumento medio dell’inflazione del 9,1%, con la classifica degli aumenti che è guidata da pane, pasta e cereali davanti a verdure e carni.
L’aumento dei costi colpisce durante l’intera filiera agroalimentare, a partire dalle campagne, come denuncia la Coldiretti: più di un’azienda su dieci (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, e oltre l’un terzo del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea. Sotto pressione – sottolinea la Coldiretti – è l’intera filiera agroalimentare a partire dall’agricoltura dove si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Ma aumenti riguardano anche l’alimentare con il vetro che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno, il 15% il tetrapack, il 35% le etichette, il 45% il cartone, il 60% i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.
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