Si è spento a 94 anni l’alpino Spartaco Avanzini, memoria storica di Mori, per anni impegnato, anima e corpo, nel recupero delle trincee del Nagià- Grom, tre chilometri di caposaldo inaugurati nel 2008 dopo 12 mila ore di lavoro volontario tra i rovi. “In quelle trincee – aveva raccontato a Vita Trentina Spartaco Avanzini – hanno combattuto i nostri avi; riportare in vita quei luoghi è nel Dna dell’alpino, fa parte della nostra religione. Ogni volta che scavando troviamo dei reperti ci commuoviamo”.
Dopo la naia nel Centro addestramento reclute (CAR) di Cuneo, Spartaco Avanzini aveva frequentato la scuola ufficiali tra Lecce e Roma. Amava ricordare di essere sempre stato allergico al “signor sì”, senza però disdegnare i ruoli di responsabilità. Da sottotenente era stato inquadrato nel 65° battaglione Feltre nella brigata Julia, dove era rimasto per 26 mesi, con due richiami per far fronte alle minacce di Tito su Trieste.
Poi, facendo fruttare il diploma di perito industriale meccanico, aveva vinto il concorso ai Monopoli di Stato. Dopo 12 anni nelle Marche, era stato assunto alla Manifattura di Borgo Sacco come dirigente della manutenzione degli impianti e macchine.
Una volta tornato nel paese natale, Mori, aveva cominciato a frequentare il gruppo degli alpini e nel 1996, con la scomparsa di Mario Poli, era stato convinto a candidarsi come capogruppo, carica che ha ricoperto per 8 anni. Sotto la sua guida, e con la spinta entusiasta di Francesco Silli, le penne nere moriane hanno anche ristrutturato la chiesetta di San Tomè, il gioiello sulla strada romana che va da Nago a Pannone.
Novantenne, nel 2018, non aveva voluto partecipare all’Adunata degli Alpini di Trento. “Se ci vado, devo sfilare, cosa che non riesco più a fare”, ci aveva raccontato Avanzini alla vigilia dell’evento. “Non mi va nemmeno di assistere, perché è troppo doloroso non poter stare in mezzo agli altri. Mi toccherà guardarmela dall’armadio maledetto (la tv, ndr)”. I membri più giovani del Gruppo “Remo Rizzardi” avevano provato in tutti i modi a convincerlo, ma non c’era stato verso: lui che ogni santo giorno si metteva al volante della Panda 4×4 per raggiungere le trincee del Nagià Grom, in Val di Gresta, con il bagagliaio pieno di taniche d’acqua, proprio non ne aveva voluto sapere di “partecipare a metà”.
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