“Il Cristianesimo non è un peso che viene ad aggiungersi ai tanti che già gravano sulla nostra vita”; è piuttosto “annuncio che trasforma” un “mondo dominato dalla paura e dal cinismo dei potenti” nonché “da una vita vuota che non dà risposte nemmeno con tutte le sue ricchezze”.
Era il primo maggio 2004 quando l’allora cardinale Josef Ratzinger pronunciava queste parole a Trento, predicando a braccio nel duomo affollato di fedeli. Ad animare la celebrazione, il complesso corale Regensburger Domspassen, fondato dal maestro mons. Georg Ratzinger, fratello del cardinale e concelebrante. L’avvenimento, realizzato per iniziativa del Festival di Musica Sacra, aveva offerto l’occasione all’arcivescovo, mons. Luigi Bressan, di invitare il decano del Collegio cardinalizio.
“Esprimo la gioia e la riconoscenza che tutti fedeli di Trento sentono per l’onore che Vostra Eminenza ci rende – esordiva, accogliendolo -. Ella rafforza la nostra comunione ecclesiale e siamo lieti che l’Eucaristia venga celebrata in questa Cattedrale che ha conosciuto un impegno vasto e approfondito per la riforma della vita ecclesiale e per individuare punti essenziali del messaggio cristiano”.
Di tale messaggio nell’omelia il cardinale Ratzinger sottolineava l’urgenza anche per il tempo attuale. La fede – ammoniva – non si risolve in “un momento di entusiasmo”: è “tesoro che va protetto” e “custodito”, “amicizia da coltivare e sviluppare”; “diventa grande nella perseveranza” e solo se “vissuta ogni giorno” riesce a “dare la sua forza”.
Proprio a Trento in quell’occasione Ratzinger aveva espresso all’allora direttore di Vita Trentina, don Agostino Valentini, un giudizio storico preciso sul Concilio Vaticano II e su Papa Montini: “La Divina Provvidenza chiamò Giovanni Battista Montini nel momento più delicato del Concilio, quando l’intuizione del beato Giovanni XXIII rischiava di non prendere forma”, osservava in quell’intervista, nella quale riconosceva “il merito di Paolo VI nel presiedere l’assise conciliare, nel condurla felicemente a termine e nel governare la movimentata fase del post Concilio”.
“Molto del Vaticano II non è stato ancora assimilato – osservava ancora nel colloquio con don Valentini –, ma mi sembrerebbe difficile, del resto, per una generazione assimilare veramente l’eredità di un Concilio”. Aveva aggiunto poi il riferimento a “capire il Cristianesimo in modo più personalistico” e alla riforma liturgica, che “non è arbitrarietà, né si risolve nel fare cose esteriori, ma consiste nell’entrare veramente in in dialogo di fede”.
A margine della celebrazione a Trento, Ratzinger aveva fatto visita all’ITC – ’Istituto Trentino di Cultura, accolto dall’allora Presidente, Gianni Bonvicini, e dal professor Antonio Autiero.
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