Ha lasciato un grande vuoto nella comunità trentina la scomparsa, avvenuta ieri all’età di 95 anni, di don Giuseppe Grosselli.
“Addio don Bepi Grosselli, difensore dei diritti degli operai, convinto sostenitore dell’emancipazione delle donne e della cultura dell’accoglienza. Trento ti deve molto e non ti dimenticherà”, ha scritto, una volta appresa la triste notizia, il sindaco di Trento Franco Ianeselli sui suoi canali social, mentre le Acli Trentine hanno diffuso un toccante messaggio di cordoglio, che riproponiamo di seguito.
“Le Acli trentine si stringono attorno a tutti coloro che hanno conosciuto, apprezzato ed amato don Giuseppe Grosselli, un grande amico del nostro movimento, un padre spirituale, un formatore e un attento precursore dei cambiamenti che hanno caratterizzato la nostra società dal dopoguerra ad oggi.
Don Bepi era entrato nelle Acli nei primi anni cinquanta svolgendo un’intensa attività nel campo della formazione delle collaboratrici famigliari e collaborando attivamente all’organizzazione del movimento femminile aclista a partire dai corsi e dai ritiri estivi presso la Pensione Ombretta di Soraga, in val di Fassa.
Nel 1966, per volontà dell’allora Arcivescovo Gottardi, assunse il ruolo di accompagnatore spirituale delle Acli, incarico che mantenne fino al 1989 accanto a quello di Delegato per la Pastorale del lavoro.
In questi ruoli don Bepi rivestì una funzione fondamentale sia per quanto riguarda la crescita di consapevolezza e di responsabilità dei lavoratori e delle lavoratrici all’interno del movimento sindacale, sia per quanto riguarda la collocazione delle Acli che proprio in quegli anni maturarono la scelta di allontanamento dal “collateralismo” con il partito di maggioranza, la Democrazia Cristiana.
Una scelta che in altri ambiti territoriali assunse i toni della scomunica e della condanna, con l’allontanamento degli accompagnatori diocesani dalle Acli e le critiche serrate di papa Paolo VI, ma che in Trentino, grazie alla mediazione di Grosselli, non portarono ad alcuna rottura. Questo fatto ebbe un rilievo fondamentale per le Acli e la loro storia in quanto l’allontanamento dalle tradizionali “cinghie di trasmissione” anticipava in realtà i tempi nuovi dell’autonomia del Terzo settore dalla subalternità alla politica prefigurando un futuro di maturità e di indipendenza politico-culturale in continuità con il percorso di crescita dei cattolici democratici e di collaborazione continua e rinnovata con la Chiesa trentina.
Don Giuseppe divenne pertanto un protagonista di quel movimento di rinnovamento della società e della Chiesa che si riconobbe nella grande proposta riformatrice del Concilio Vaticano II e che trovò in Trentino una terra e una comunità particolarmente attente, feconde e generatrici di proposte innovative ed inclusive.
Le Acli ricordano e ringraziano un grande amico, una persona che ha saputo dare un contributo di altissimo valore all’associazionismo cattolico e popolare, unendo la testimonianza cristiana con l’azione politico-sindacale, la formazione per lo sviluppo culturale e civile degli associati con la crescita ed il rispetto della persona umana”.
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