«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa» (Mt 1,20)
18 dicembre 2022 – IV DOMENICA DI AVVENTO – ANNO A
Letture: Is 7,10-14; Rm 1,1-17; Mt 1,18-24
Durante la pandemia una delle esperienze più comuni e condivise è stata quella della paura, che in molte persone si è trasformata in angoscia. A pochi giorni dal Natale, le letture della quarta Domenica di Avvento, ci ricordano che il Figlio di Dio si è fatto Figlio dell’uomo nascendo da Maria per aiutarci a superare alla radice ogni nostra forma di paura e timore.
Giuseppe sa di non essere il padre del bambino che Maria porta in grembo. Egli è un uomo giusto, uno che cerca prima di tutto e soprattutto la volontà di Dio. Perciò, nel momento in cui l’angelo del Signore glielo rivela, è aperto ad accogliere il senso di quella gravidanza. L’angelo annuncia a Giuseppe che Maria ha concepito per opera della Spirito Santo, che il bambino è il Salvatore. E proprio sulla bocca del messaggero di Dio risuona l’imperativo di questa domenica: «Non temere!» Lo stesso imperativo si trova in Lc 1,30 dove l’angelo si rivolge a Maria: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù». Ai dubbi di Maria e di Giuseppe l’angelo risponde illustrando il progetto di Dio, il ruolo dello Spirito nel concepimento, la missione salvifica di Gesù. Il compito di Giuseppe è di introdurre Gesù nella stirpe di Davide e di Abramo. Il compito di Maria è di introdurre il Salvatore nella stirpe degli uomini.
Giuseppe e Maria sono uniti da un unico imperativo: «Non temere!». Sono uniti da un’unica missione: collaborare con Dio perché la salvezza possa essere introdotta nella storia d’Israele e dell’umanità per mezzo di Gesù. Sono uniti da un’unica disponibilità: quella di mettere in gioco tutta la propria vita e la propria stessa reputazione fidandosi della Parola di Dio nella docilità allo Spirito. Tutto ciò può valere anche per noi.
La prima lettura è tratta dal libro di Isaia ed è incentrata sulla profezia che egli fa ad Acaz: «Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (Is 7,14). L’evangelista Matteo interpreta questa profezia applicandola alla nascita di Gesù e la colloca nel primo capitolo del suo vangelo (Mt 1,22-23). La seconda lettura riporta i primi versetti della lettera ai Romani.
L’apostolo Paolo ricapitola il progetto di Dio, «che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore» (Rm 1,1-4).
Questa domenica risuona valido ed efficace anche per noi l’imperativo angelico: «Non temere!». Infatti, la salvezza promessa è ormai salvezza realizzata, attraverso la nascita, la vita, la morte e la risurrezione di Gesù. È salvezza annunciata. Può diventare salvezza accolta. Davanti a questo dono siamo chiamati a mettere da parte ogni nostra paura per diventare testimoni di speranza.
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