“La cattedrale ritrova la luce di un tempo, alle porte del Natale. Auspico che la nostra Chiesa si lasci avvolgere da questa luce”. Così l’arcivescovo Lauro si è fatto interprete dei sentimenti di profonda gratitudine della comunità trentina nel giorno della Messa inaugurale del duomo di Trento, sabato 10 dicembre, al termine di un lungo restauro durato cinque anni.
Accanto a lui e davanti a un migliaio di fedeli – presenti anche molte autorità civili e militari – a presiedere l’Eucarestia torna a Trento, per la prima volta da vescovo, monsignor Ivan Maffeis, il rendenero da settembre alla guida della Chiesa di Perugia-Città della Pieve.
IL SALUTO DEL VESCOVO LAURO
Dopo aver aperto la Porta dei Leoni che dà su Piazza Duomo per accogliere don Ivan e la lunga processione, don Lauro ha introdotto la celebrazione citando il suo predecessore, il vescovo Luigi Bressan, al quale ha attribuito il merito di aver dato il via al lungo intervento di consolidamento statico e allo svelamento delle superfici affrescate, reso possibile grazie alla sinergia con la Provincia di Trento e il Comune di Trento.
La cattedrale, ha notato don Lauro, vede oggi “unite le valli e le città” grazie alla presenza dei “rappresentanti delle otto Zone pastorali che oggi, in questa nostra chiesa-madre, dove sono custodite le reliquie di Vigilio e dei tre Martiri, portano la bellezza e la forza dei diversi territori della nostra Diocesi”.
“Oggi questo scambio – ha aggiunto l’Arcivescovo di Trento – si concretizza nel servizio all’altare prestato dai ragazzi e dalle ragazze dell’Unità pastorale Cristo Salvatore (bassa Val di Non, n.d.r.) , dalla presenza degli adolescenti dell’Altopiano della Paganella con cui ho condiviso l’ultimo tratto di cammino e dai cori della Zona Pastorale Alto Garda Valli dei Laghi che animano la nostra celebrazione”.
In una cattedrale che “vede avvicendarsi sotto le sue volte anche donne e uomini non credenti”, monsignor Tisi esprime il sogno di “una Chiesa che si fa amica delle domande degli uomini del nostro tempo offrendo il Vangelo come compagno di viaggio”, mentre il richiamo all’”inaspettata fragilità” rilevata durante il restauro gli consente di leggervi “un’icona della nostra Chiesa e delle nostre comunità, bisognose di essere consolidate dalla Parola, dal Pane dell’Eucarestia e dal servizio ai poveri”.
L’OMELIA DEL VESCOVO IVAN MAFFEIS
Nell’omelia, l’arcivescovo Ivan ha ricordato il turbamento di Giovanni Battista che nella pagina evangelica si chiede se Gesù sia veramente il Messia. “Le sue riserve – ha commentato monsignor Maffeis – arrivano fino a noi: davanti alla violenza del male che insanguina la storia e calpesta la dignità umana, quel Messia appare troppo dimesso, arrendevole, insignificante”.
Ma il Natale cristiano, ha notato monsignor Maffeis ricordando il presepe alpino del paese nativo di Pinzolo, dice che “la vera grandezza non sta nell’arrivare ad ogni costo sempre più in alto, ma nel sapersi abbassare, nel scendere le montagne dell’orgoglio, le pareti della presunzione, i terrazzini dei nostri egoismi…”.
“In Gesù, giungono a compimento le antiche profezie e inizia il tempo della grazia. Di questa grazia la nostra Cattedrale, restituita a uno splendore che nemmeno potevamo intuire, è memoria e testimonianza. Racconta di un’esperienza di fede che attraversa le generazioni e grazie alla quale la giornata dell’uomo diventa luminosa (“i ciechi riacquistano la vista”), la strada torna ad aprirsi (“gli zoppi camminano”), è vinta l’umiliazione che emarginava (“i lebbrosi sono purificati”) e il Vangelo della misericordia è finalmente “annunciato ai poveri”, a un’umanità diversamente perduta”.
“Coraggio, Chiesa; coraggio comunità trentina. La tua storia, la tua cultura, la tua arte, queste tue stesse pietre assicurano che hai saputo riconoscere in Gesù di Nazareth il tuo Salvatore”.
E, ancora: “Sentiti sostenuta dalla memoria di Vigilio, dei Martiri e dei Santi qui venerati. Nel loro solco sei edificio spirituale, Duomo – casa della comunità ecclesiale –, Basilica luminosa, Chiesa sobria e solenne, grembo che accoglie, Cattedrale, capace di spalancare le proprie porte e di andare incontro ai poveri – e lo siamo tutti… –, offrendo ragioni di vita, racchiuse in quel tornare a fidarsi e ad affidarsi a Dio, risposta prima e ultima al desiderio di gioia che abita in ogni uomo”.
LA PREGHIERA DI AFFIDAMENTO A MARIA
Al termine della celebrazione l’arcivescovo Lauro ha elevato una preghiera di affidamento della Diocesi a Maria davanti all’affresco della “Madonna in trono con Bambino”, riscoperto durante il restauro. Sotto l’affresco otto candele e altrettanti mazzi di fiori bianchi, a rappresentare le otto Zone Pastorali rappresentate dai rispettivi vicari e dai delegati laici.
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