I primi ad essere accolti furono Rita, Fiore, Alberico, Ezio e Lucia, il 20 novembre 2002. Il Centro diurno Alzheimer dell’Apsp Civica di Trento ha festeggiato i suoi 20 anni ricchi di storie e incontri: sono ben 334 le persone che sono state accolte dal servizi, che oggi è frequentato da 23 persone al giorno.
Gli ospiti sono seguiti da un’infermiera col ruolo di coordinatrice, da due educatori professionali, da sette operatori socio sanitari, da una fisioterapista e, come consulenti, da una psicologa e da un musicoterapista.
“È con soddisfazione che possiamo trovarci qui oggi a raccontarci 20 anni di storia a servizio non solo della città di Trento ma anche di tutta la provincia – afferma Michela Chiogna, presidente dell’Apsp Civica di Trento -: per le persone affette da demenza e da Alzheimer in particolare. Siamo stati i primi, nel 2002, ad aprire una realtà come questa, seguiti poi da Rovereto e quasi 340 persone hanno usufruito negli anni del nostro servizio, che ha avuto un ruolo di relazione e di sollievo per le famiglie che si trovano a supportare i loro familiari, per creare nuove modalità relazionali, di confronto e incontro. Oggi, in particolare, queste attività sono volte a un diverso vissuto tra arte, musica, teatro, danza e demenza, il tutto per nuove occasioni espressive e di relazione. Dobbiamo ringraziare, per questo percorso, tutte le persone che ci hanno creduto: i collaboratori, i volontari, i partner, gli artisti”.
I 20 anni del Centro diurno Alzheimer saranno raccontati all’intera città venerdì 2 e sabato 3 dicembre, con diversi appuntamenti organizzati dalle persone che vi lavorano ogni giorno, coordinate da Giorgia Caldini.
“Venerdì, con alcuni nostri utenti e i loro familiari, faremo un’attività al Conservatorio di Trento – spiega Caldini – con cui da tempo collaboriamo attivamente. Con questo istituto stiamo anche sottoscrivendo una convenzione per intensificare il “dialogo”, portando gli utenti del Centro ad ascoltare gli studenti e, altrettanto, facendo entrare gli studenti nella nostra sede per una serie di brevi concerti. Un’idea che punta, nel tempo, a coinvolgere non solo il Centro diurno ma anche le quattro Rsa che fanno capo alla Civica, per estendersi a tutte le realtà socio sanitarie interessate”.
“Quest’anno, come Centro diurno – prosegue Caldini -, nell’ambito della progettualità annuale di sensibilizzazione sulle demenze promossa dalla Provincia, abbiamo collaborato con le Scuole medie musicali “Bresadola”, entrando in due classi e affrontando il tema delle Comunità amiche delle persone con demenza. Abbiamo, anche in questo caso, messo in mezzo la musica, grazie all’intervento di Paolo Baccarini, musicoterapeuta con cui già lo scorso anno avevamo avuto modo di collaborare. Tornando all’appuntamento di venerdì 2 dicembre: l’intento è unire tutti in un momento di musica proposto dai diversi attori, parte di questa collaborazione”.
La giornata di sabato 3 dicembre prevede un coinvolgimento a più ampio raggio con una mattinata di porte aperte al Centro diurno. Spiega ancora Caldini: “Finite le restrizioni connesse alla pandemia, possiamo mostrare dove e come lavoriamo, far capire che questo è un luogo di vita e di attività. Abbiamo previsto alcuni orari specifici in cui fare degli approfondimenti incontrando il musicoterapista Giovanni Dallapè e la psicologa dottoressa Elisabetta Pellegrini. Le persone, dalle 9 alle 12.30, potranno visitare la struttura, incontrare gli operatori e scoprire le tante attività che proponiamo”.
Al mattino, in contemporanea, il Conservatorio mette a disposizione il suo auditorium per un seminario con Albert Hera, il musicista che anni fa ha attivato una collaborazione col Centro diurno incentrata sul “Canto in cerchio”: una particolare forma di attività collettiva che ha dimostrato di avere effetti sorprendenti anche sui nostri utenti. “Il tema specifico – spiega ancora Caldini – è quello dell’improvvisazione che qui sarà musicale, ma è connessa al tema della malattia: la persona che convive con la demenza deve improvvisare ogni giorno della sua vita a seconda di come si evolvono le sue capacità; in modo analogo deve fare il familiare che assiste la persona a casa o l’operatore che lavora in struttura, cambiando l’approccio anche in modo talvolta estemporaneo”.
Finito il seminario, nel pomeriggio, sempre all’auditorium del Conservatorio, alle 16 si concluderà la festa con un concerto proposto da Albert Hera insieme ai partecipanti del seminario del mattino.
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