È arrivata in redazione come un lutto di famiglia, nel pomeriggio di mercoledì 23 novembre, la notizia della morte a 98 anni di Bruno Fronza presso l’ospedale Santa Chiara di Trento. Alla missione del settimanale diocesano Bruno Fronza era convintamente legato dopo aver dedicato molte ore nel Consiglio di Amministrazione di Vita Trentina. Uno dei tanti ambiti in cui questo vivace e intelligente “ragazzo” del 1924 si è speso in una vita di servizio cominciata con un’infanzia difficile in quanto orfano. Caparbio nello studio, si è laureato in scienze economiche e ha vissuto con entusiasmo l’associazionismo cattolico; grazie alle ACLI ha maturato attenzione al mondo del lavoro e dell’emigrazione. Una sensibilità riversata anche nella politica trentina in quattro legislature come consigliere, poi assessore e infine vicepresidente della Regione (1952-1973), anticipando con la stessa passione la figlia Lucia poi parlamentare e dirigente del Movimento dei Focolari.
L’altra figlia, Maria Teresa, focolarina a New York, è rientrata in tempo dagli Stati Uniti per salutarlo prima della morte dovuta ad una polmonite.
Nel 1957, toccando con mano la realtà allora nascosta degli emigrati, aveva convinto vari enti del privato sociale a cooperare per dar vita all’associazione “Trentini nel mondo”, strutturandola in centinaia di sedi nei cinque continenti e in una dinamica struttura di servizio. Ne era ancora presidente onorario, riconosciuto come fondatore dai tanti Circoli di trentini all’estero che ora – anche nelle seconde e terze generazioni – lo piangono come un padre, capace di rapporti duraturi e di interventi efficaci di promozione umana.
Ma Fronza – a lungo figura di riferimento nel suo studio di corso Tre Novembre – era stato anche fondatore dell’associazione Italia – Georgia, per aiutare la popolazione che aveva visto prostrata in una trasferta nel Paese caucasico.
Dopo la morte della cara moglie Lidia Osele nel 2008 aveva ripreso i viaggi con le visite ai Circoli trentino-tirolesi sparsi per tutto il mondo. Allietato da tanti nipoti e dalla riconoscenza di tanti, Fronza anche nella vecchiaia ha pensato ai più deboli: la sua fede robusta, alimentata dalla Messa quotidiana, ne fanno uno di quei cristiani “contemplattivi” distintisi nel secolo scorso, fedeli all’uomo e a Dio. Ai familiari la vicinanza del nostro settimanale e della Chiesa trentina.
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