Diverse decine di persone si sono riunite a Trento, nel pomeriggio di venerdì 21 ottobre, per chiedere il cessate il fuoco immediato e l’avvio di una soluzione diplomatica che porti ad una pace duratura in Ucraina. La manifestazione era promossa da Cgil, Cisl, Uil, Forum Pace e Acli, ma sono diverse le realtà che hanno aderito, nell’ambito di Europe for Peace, realtà che conta 400 organizzazioni in tutta Italia che dall’inizio della guerra in Ucraina sono al lavoro per arrivare a una soluzione di pace, in vista del 5 novembre, quando la manifestazione sarà a Roma per chiedere che tacciano le armi e parlino i negoziati.
“È inutile negare che oggi in questa piazza abbiamo pareri e soluzioni diverse. Credo che ci sia una necessità di dialogo tra chi oggi è qui insieme a noi”, ha detto Massimiliano Pilati, presidente del Forum per la Pace e i Diritti Umani, davanti ai presenti in Piazza d’Arogno, tra cui anche persone che sono già state in Ucraina e una delegazione di Sarajevo, “una città che abbiamo aiutato e con la quale continuiamo a creare ponti”, ha spiegato Pilati.
La prossima settimana a Trento ci sarà una 3 giorni dedicata al disarmo climatico, che dal 27 al 29 ottobre avranno come obiettivo quello di scattare un’istantanea sulle minacce legate al cambiamento climatico, sempre più concrete e quotidiane, ma soprattutto, avranno il compito di parlare di possibili soluzioni: se la minaccia è globale, c’è infatti bisogno di una risposta altrettanto globale. “Non ci dimentichiamo neanche dell’Iran. Nelle prossime settimane organizzeremo degli eventi in piazza per manifestare solidarietà verso le donne iraniane“, ha aggiunto Pilati, ricordando anche il pullman che partirà dal Trentino per la manifestazione del 5 novembre a Roma “Europe for Peace”.
Il segretario Cgil Grosselli ha quindi riportato il messaggio inviato alla piazza dal presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti, che era assente: “La Provincia di Trento si è impegnata fin dall’inizio delle ostilità in azioni concrete che hanno superato il territorio nazionale. Non possiamo che unirci a quanti condannano la guerra e l’invasione russa del territorio ucraino. Tutti, ne sono certo, vogliamo che si riprenda una convivenza pacifica”. Quindi l’intervento di Paolo Ghezzi, tra i fondatori dell’associazione EUcraina, che a fine aprile ha portato aiuti a Kiev e a Leopoli. “C’è sicuramente un diritto e un dovere alla pace, ma va riaffermato il diritto alla resistenza popolare. Abbiamo incontrato associazioni, non tutte mitizzano Zelensky, ma stanno combattendo gli intenti genocidari di Putin. L’Ucraina ha un nemico invasore che è 30 volte più grande di lei. Il mio dramma è stato vedere ragazzi e ragazze di 20-30 in Ucraina che non vedono la pace come possibilità. Il dramma di una ragazza che fa la blogger che non legge più Dovstoevskij per colpa di Putin. Se non leggiamo questo momento credo che sarà difficile parlare con gli ucraini, non possiamo dar loro lezioni di moralità. Senza riconoscere il diritto alla resistenza penso che non si possa iniziare a ragionare con loro di un percorso di pace”.
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