Il comparto della sanità è pronto a scioperare. “Le gravi condizioni in cui versa la sanità provinciale e in cui sono costretti a lavorare i professionisti della salute continuano ad essere ignorate”, riporta la federazione Cimo-Fesmed in un comunicato stampa diffuso oggi, venerdì 14 ottobre.
La situazione sarebbe “tanto seria” da portare l’intersindacale di categoria ad invocare lo sciopero: “Nei mesi di ottobre e novembre – dichiarano i rappresentanti provinciali delle sigle ANAAO-ASSOMED, AAROI-EMAC, Federazione FASSID-FVM e Federazione CIMO-FESMED, cui aderiscono ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED – organizzeremo assemblee in ogni ospedale per informare i colleghi e la popolazione di quanto sta accadendo. Una mobilitazione che, in assenza di risposte chiare da parte della politica, culminerà in uno sciopero di dirigenti medici, veterinari e sanitari nel mese di dicembre“.
I sindacati di categoria denunciano da mesi la situazione in cui versa la sanità trentina, “sull’orlo del baratro”, si legge nel comunicato. “I professionisti fuggono in massa dagli ospedali a causa di turni di lavoro massacranti – dichiara Cimo-Fesmed – disorganizzazione e schizofrenia decisionale a vari livelli, incomprensione degli obiettivi aziendali e demotivazione. Una fuga che va ad alimentare ulteriormente una carenza di personale ormai cronica e inaccettabile, che a sua volta peggiora le condizioni di lavoro e incentiva chi rimane a cercare nuove opportunità professionali“.
Quello sopra riportato, continuano i sindacati, è “un circolo vizioso che è necessario interrompere immediatamente, accogliendo le proposte avanzate dai sindacati volte a rendere nuovamente attrattivo il servizio sanitario provinciale: la chiusura di un contratto provinciale ormai anacronistico e inadeguato ai cambiamenti avvenuti negli ultimi anni; la parificazione di alcune voci del contratto provinciale di lavoro al contratto nazionale 2016-2018, di gran lunga più vantaggiose per i dirigenti; infine, la riformulazione di un contratto innovativo per il triennio 2019-2021. Invece, nonostante le numerose richieste di confronto, i decisori politici continuano incomprensibilmente a non essere presenti ai principali tavoli di confronto dedicati alla programmazione della politica sanitaria, mentre le numerose convocazioni in APRaN dimostrano una disponibilità solo di facciata, e non reale”.
“A questo punto – concludono i sindacalisti – è necessario dimostrare che ogni scelta, o non scelta, ha le sue conseguenze. Parlare di attrattività o di trattenimento in servizio, presupposti ineludibili della tenuta del nostro sistema sanitario, non può passare attraverso scelte programmatiche superficiali o, peggio, di convenienza elettorale. Non è più il tempo dell’attesa: ciascuno si assuma le proprie responsabilità”.
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