Sfuggente ma necessaria, la “memoria di lavoro” con il tempo si perde. Eppure è fondamentale per svolgere le attività di ogni giorno, poiché consente alle persone di interagire con l’ambiente in modo efficace ed efficiente.
Questa forma di memoria contiene ed elabora una quantità infinita di informazioni in un breve intervallo di tempo. Purtroppo però la memoria di lavoro, di norma, peggiora con l’età e causa difficoltà quotidiane nelle persone con malattia di Parkinson, demenza e in quelle che sono sopravvissute a un ictus.
È stata individuata una nuova tecnologia per contrastare questo declino. A farlo è stato un gruppo di ricerca composto da scienziati e scienziate e clinici dell’Università di Trento, della University of Birmingham (UK) e della Dalhousie University in Nuova Scozia (Canada).
“Un allenamento delle esigenze e delle capacità cognitive”: così è stata definita questa tecnologia dagli autori e dalle autrici dello studio pubblicato ieri, mercoledì 12 ottobre, sulla rivista scientifica “Frontiers in Ageing Neuroscience”.
La tecnologia può apportare grandi benefici agli anziani che hanno scarsa capacità di memoria di lavoro. Ma di cosa si tratta? Di esercizi terapeutici online sviluppati per migliorare la memoria di lavoro, l’attenzione e lo stato di veglia. L’interfaccia con cui sono stati confezionati è coinvolgente e suona familiare a chi usa app e giochi online.
“Gli approcci seguiti per la riabilitazione ospedaliera sono difficilmente trasferibili a un contesto domestico – spiega Sara Assecondi, ingegnera biomedica, in precedenza alla University of Birmingham e ora al Centro Interdipartimentale Mente/Cervello-CIMeC dell’Università di Trento -. Tuttavia il nostro approccio si basa su strumenti online e la somministrazione della stimolazione cognitiva avviene tramite un dispositivo che può essere utilizzato in qualsiasi luogo, con il dosaggio stabilito da remoto da un medico”.
La stimolazione cognitiva è infatti somministrata attraverso un dispositivo wireless che, nel corso di una seduta, applica una debole (2 milliampere) stimolazione transcranica con corrente continua (tDCS).
Lo studio ha coinvolto persone in salute tra i 55 e i 76 anni di età, suddivise in due gruppi, uno dei quali di controllo. Entrambi i gruppi hanno eseguito i giochi online per venti minuti al giorno per un periodo di cinque giorni. Un gruppo ha ricevuto anche la stimolazione tDCS, mentre l’altro gruppo ha indossato il dispositivo tDCS (che assomiglia a una cuffia da nuoto) senza però ricevere il trattamento.
I ricercatori e le ricercatrici hanno misurato la capacità di memoria di lavoro come riferimento iniziale prima dello studio. A due giorni dalla sua conclusione, hanno riscontrato che la capacità di memoria di lavoro era migliorata considerevolmente in tutti i partecipanti, indipendentemente dal fatto che avessero ricevuto o meno la stimolazione tDCS.
Tuttavia nelle persone più anziane la somministrazione della stimolazione tDCS ha consentito un vantaggio ulteriore. A beneficiare in modo particolare della combinazione di giochi di allenamento e tDCS sono state le persone più anziane con capacità di memoria di lavoro più bassa. Questa sottocategoria comprendeva persone di età compresa tra i 69,5 e i 76 anni. Il vantaggio è parso evidente fin dal primo giorno di allenamento ed è divenuto statisticamente importante entro la fine della formazione.
Già in un precedente studio gli autori e le autrici avevano dimostrato che associando la tDCS con strategie incentrate sullo svolgimento di compiti che richiedono l’uso della memoria di lavoro può aiutare le persone più giovani con una scarsa capacità di memoria di lavoro a migliorare le proprie prestazioni, aiutandole ad attuare strategie che non sarebbero altrimenti state in grado di utilizzare.
“Gli effetti che abbiamo osservato in entrambi gli studi sono chiari – aggiunge Asscondi -. Il primo studio ha indicato che la combinazione di stimolazione e formazione strategica può migliorare le prestazioni della memoria di lavoro negli adulti più giovani. Il secondo ha dimostrato che l’uso della strategia potrebbe essere agevolato dalla stimolazione nei partecipanti più anziani”.
Insieme a Sara Assecondi, autrice principale dello studio, ha lavorato allo sviluppo della tecnologia anche Kim Shapiro, neuroscienziato cognitivo e professore della Birmingham’s School of Psychology e del Centre for Human Brain Health, impegnato nello studio sull’attenzione e sulla memoria. “Anche se il declino cognitivo delle persone anziane è inevitabile, approcci come quello che abbiamo sperimentato, uniti all’esercizio fisico quotidiano possono contenerlo e garantire alle persone una migliore qualità della vita”.
I giochi terapeutici online sono stati sviluppati da Gail Eskes, neuropsicologa e professoressa alla Dalhousie University, la cui attività clinica si concentra sul miglioramento e il ripristino delle funzioni cognitive. L’attività di ricerca clinica della professoressa Eskes, che si concentra sull’allenamento volto al miglioramento e al ripristino delle funzioni cognitive, ha permesso di individuare gli esercizi cognitivi. “Per migliorare la capacità o l’efficienza cognitiva occorrono esercizi intensivi del giusto livello di difficoltà. Gli aspetti ludici aumentano la motivazione e facilitano la partecipazione alle sessioni più impegnative”.
Ora i ricercatori e le ricercatrici assieme agli uffici del trasferimento tecnologico della University of Birmingham e della Dalhousie University sono alla ricerca di partner commerciali disposti a collaborare allo sviluppo di tecnologie che utilizzano questo approccio e a lanciarle sul mercato. Il lavoro prosegue poi anche nell’esame di altri strumenti di stimolazione cognitiva che potrebbero essere ancora più efficaci. In particolare, il gruppo di ricerca sta ultimando uno studio di valutazione dei benefici di questo approccio in pazienti sopravvissuti a ictus.
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