“La ricerca scientifica è una missione importante del nostro ente – sottolinea Walter Ferrazza, presidente del Parco Naturale Adamello Brenta, durante l’ultima riunione della Giunta esecutiva del Parco, parlando delle linee di indirizzo per le attività di ricerca scientifica riguardanti il triennio 2022-2024 -. Perché conoscere è un presupposto indispensabile per agire nella maniera più corretta e incisiva possibile, per tutelare l’ambiente ma anche per promuovere stili di vita sostenibili e contribuire ad affrontare le grandi sfide di questa epoca storica, a partire dal cambiamento climatico”.
Il documento rielabora le indicazioni della struttura interna Unità Ricerca scientifica del Parco ed inoltre quelle emerse nell’ambito della Commissione istituita all’inizio dell’anno su input della nuova presidenza proprio per formulare proposte riguardanti l’attività di ricerca scientifica, educazione ambientale, sviluppo sostenibile e cambiamenti climatici, presieduta da Franco Tessadri.
“Il programma contenuto in queste linee di indirizzo è ampio e ambizioso – continua il presidente Ferrazza – e coinvolge oltre alla nostra istituzione anche altre realtà, dentro e fuori il Trentino, nello spirito di accrescere le collaborazioni e fare rete. Molti dei temi di cui ci occupiamo, peraltro, non conoscono confini precisi, e quindi lo sviluppo di sinergie e lo scambio di conoscenze e competenze è cosa utilissima”.
Tra gli elementi principali del documento abbiamo innanzitutto la prosecuzione di BioMiti, progetto strategico avviato nel 2018 attorno al quale si è creata una squadra “forte” di accademici e ricercatori, compresi diversi giovani, e sono cresciute le collaborazioni con numerosi partner, università, musei e istituti di ricerca per studiare l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi d’alta quota, in particolare sul massiccio del Grosté, e recentemente anche a quote più basse, nella zona di Tovel.
Nell’estate 2022, in accordo con l’Università degli Studi di Sassari e il MUSE di Trento, è stato anche aperto un nuovo “cantiere” BioMiti in Val di Tovel con l’individuazione di 4 plot di bassa quota distribuiti fra i 1700 m e i 1100 m s.l.m., con l’obiettivo di applicare i protocolli di monitoraggio già testati sul Grosté in ambienti forestali. Nel futuro si prevede il proseguimento delle indagini nell’area del massiccio del Grostè e del ghiacciaio d’Agola con la cattura dei piccoli mammiferi.
Per quanto riguarda l’aspetto della continuità, è stato confermato il proseguimento delle misure di conservazione Natura 2000 adottate dal Parco sulle specie e sugli habitat di interesse comunitario presenti nelle ZSC coincidenti con il proprio territorio. Nel 2022 le misure hanno riguardato il gallo cedrone. In futuro verranno monitorate il gallo forcello e la pernice bianca. Proseguiranno anche le attività di monitoraggio della colonia di stambecco frutto del progetto di reintroduzione avviato nel 1995 sull’Adamello Presanella. Sempre a proposito di stambecchi, il Parco parteciperà ai lavori di pianificazione di un vasto progetto per valutare la possibilità di una reintroduzione della specie anche nelle Dolomiti di Brenta. Il 2023 potrebbe essere dedicato alla programmazione mentre le fasi attuative saranno affrontate a partire dal 2023-24.
Fra le altre attività previste, un progetto “Saturnismo” collegato all’impatto sull’ambiente del piombo presente nelle munizioni dei cacciatori e un progetto “Flora alta quota” dedicato alla flora posizionata alle quote più elevate dell’Adamello e del Brenta, che si lega anche alle altre attività di ricerca sviluppate nell’ambito di BioMiti.
Proseguiranno inoltre le attività di monitoraggio della presenza dei grandi carnivori, con particolare riguardo al lupo, incrementando l’utilizzo di fototrappole oggi a disposizione, nell’ambito di un più ampio progetto “Preda-Predatore”. Con questo nuovo sforzo il Parco si propone di entrare in una rete progettuale già attiva nel Parco Nazionale dello Stelvio, dove sono presenti diversi branchi di lupi, in apparente espansione verso sud. Nel contesto di questo progetto è auspicato il coinvolgimento di altri attori territoriali quali ad esempio l’Associazione Cacciatori Trentini e il supporto scientifico di un istituto di ricerca che abbia comprovata esperienza sul lupo.
Ed ancora: fra le novità in arrivo, un vasto progetto interdisciplinare “Orso-Lupo”, che incrocia tre competenze scientifiche distinte – biologica, sociologica e antropologica – con l’obiettivo di capire come soddisfare la necessità che i diversi gruppi sociali manifestano di essere informati riguardo alla presenza dei grandi predatori sul loro territorio, nella consapevolezza che interlocutori diversi (ad esempio, i bambini delle scuole e gli allevatori) necessitano di approcci e linguaggi diversi. Per affrontare il tema si lavorerà in stretta sinergia con istituti universitari dedicati alle scienze sociali, in particolare il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Sassari, ateneo con il quale il Parco ha già collaborato in passato, e per la parte antropologica l’università Ca’ Foscari di Venezia.
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