Partendo dal tema diocesano annuale “Per una Chiesa sinodale: vicini e assieme”, il vescovo ha ribadito il concetto di fondo: “L’incontro con il prossimo è indispensabile. Senza l’incontro con l’altro le nostre azioni sono prive di significato, soprattutto nella pastorale. Perché l’altro è diverso, non mi lascia nella mia comfort zone. Perché costringe me stesso a cambiare.” In questo contesto si innestano alcune questioni attuali della cura pastorale, come la realtà di piccoli gruppi che in alcune parrocchie condividono la Bibbia, un modo facile per entrare in contatto con la Parola di Dio. Il tema annuale “Vicini e assieme” incoraggia a riprendere consapevolmente il servizio al prossimo: anziani e malati, persone sole, poveri ed emarginati, persone in fuga e ogni forma di difficoltà materiale e spirituale: “Ad ognuno di loro – così il vescovo – va donata vicinanza, non solo con la buona volontà dei singoli, ma con un servizio convinto dell’intera comunità. C’è bisogno di una pastorale della carità che abbia come obiettivo l’intera comunità, che sensibilizzi tutti ai bisogni degli altri.” Iniziando dai piccoli passi, ha detto Muser, “ad esempio concludere la riunione del consiglio pastorale parrocchiale, di un’associazione o di una comunità monastica con una testimonianza di carità vissuta o dell’amore concreto verso il prossimo.”
Attraverso le parole chiave “cambiamento climatico”, “guerra”, “fame”, il vescovo ha poi esaminato le sfide del nostro tempo, “dove tutto è interconnesso e ognuno di noi deve assumersi la propria parte di responsabilità. Non lasciamoci scoraggiare dalle dimensioni di queste sfide, facciamo i passi che oggi sono possibili.” Muser ha fatto esempi concreti sul fronte energetico: “Un impianto fotovoltaico sul tetto della canonica, un nuovo sistema di riscaldamento sostenibile per la casa parrocchiale, regolare lo spazio interno della chiesa a una temperatura massima di 15 gradi, ridurre l’illuminazione delle facciate e dei campanili o addirittura farne a meno. Sono modi per testimoniare la speranza con decisioni concrete e azioni consapevoli”.
Tornando sulle difficoltà nella cura pastorale, con le trasformazioni da affrontare e le domande a cui non vi sono sempre risposte immediate, il vescovo ha lanciato infine segnali di speranza: “Avere fede significa riconoscere che abbiamo Cristo stesso nella barca della nostra Chiesa e del nostro tempo. E che non l’abbandona. È sempre con noi e ci invita a essere vicini gli uni agli altri, a mostrare apprezzamento reciproco, ad andare avanti insieme. È un invito a cercare il bene, a rimanere nella gioia. L’unica via che porta al bene è quella di occuparsene in modo concreto.” C’è bisogno di tutti noi insieme, ha concluso Muser citando Romano Guardini: “Ci sono stati forse tempi migliori del nostro. Ma questo è il nostro. E in questo tempo c’è bisogno di noi come cristiani!”.
Lascia una recensione