Perugia, l’incontro del vescovo eletto don Ivan Maffeis con i giovani

Foto © Gianni Zotta

“Don Ivan! Don Ivan! Don Ivan”. Le voci dei giovani raccolti nel complesso interparrocchiale Giovanni Paolo II a Prepo, Ponte della Pietra, accolgono il vescovo eletto mons. Ivan Maffeis con un coro festante, agitando alti nell’aria i foulard colorati che rendono ancora più gioioso il primo incontro con il nuovo pastore. Sono qui in rappresentanza di parrocchie, oratori, gruppi, associazioni e movimenti.

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Ad accogliere mons. Maffeis è don Luca, responsabile della pastorale giovanile. “Le auguriamo di essere colui che ci fa sentire le campane”, lo saluta. “Entrando qui ho pensato che non arriverò a sera”, rompe il ghiaccio don Ivan, prima di ascoltare le domande poste da una coppia di giovani sposi, Giacomo e Lucia, di una mamma lavoratrice, Elisa, di Anna, “ragazza in carrozzina” (così si presenta), di Maicol, scout, e di Emanuele, giovane universiario.

“Che fare per sostenere le famiglie a costruire e a mantenere la loro casa sulla roccia”, chiedono Giacomo e Lucia, persuasi dalla testimonianza delle famiglie che li hanno accompagnati nel cammino di preparazione al matrimonio che “se Gesù Cristo è colonna portante della quotidianità familiare, si può vivere il ‘per sempre’ coltivando il matrimonio nell’Amore”. Come aiutare i nostri giovani a essere protagonisti dell’oggi, chiede mamma Elisa. Cos’è per Lei la gioia, vuole sapere Anna, che lei, che convive con una malattia grave e rare, ha trovato spinta e motivazioni in parrocchia. Come riconoscere, nel quotidiano, quella che, lo sappiamo, è l’unica Via, come testimoniare e come condividere “che le fatiche, lo studio, il raggiungimento di grandi obiettivi acquistano significato grazie all’incontro con un Altro”, interrogano Maicol ed Emanuele.

Il vescovo eletto don Ivan ascolta attento, registra in silenzio dentro di sé le domande, poi si rivolge a ciascuno chiamandolo per nome. “Ponete domande profonde. Credo che la prima cosa sia proprio il porsi domande. Le risposte le cercheremo insieme”, dice, inviando i giovani sposi a coltivare quel “per sempre”. La domanda di Elisa è spunto per affrontare il tema del lavoro, che spesso è lavoro non dignitoso, sfruttato. “Il lavoro è vita, ma ancora troppo si muore di lavoro”, dice don Ivan, richiamando la dolorosa esperienza familiare (il fratello Marco morto proprio in un incidente sul lavoro, travolto sulla strada mentre approntava un cantiere). Ai giovani raccomanda di non avere paura di essere esigenti nei confronti degli adulti, a stimolarli e a provocarli con le loro domande. E li esorta, con forza, a perseguire i loro sogni, imparando a distinguerli dalle illusioni. Ad Anna, infine, che gli aveva anche domandato quale preghiera fosse per lui fonte di gioia, don Ivan rivolge l’invito a rivedersi “per scriverla insieme” e le chiede di accompagnarlo sotto l’immagine della Madonna delle grazie, per la recita della preghiera conclusiva.

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Poi il saluto che è un arrivederci, mentre tornano ad intrecciarsi i foulard fino ad arrivare al vescovo, a significare il legame dei giovani della Diocesi con il loro pastore.

“Siano tanto contenti di don Ivan, un vescovo giovane che speriamo plasmerà la Diocesi nei prossimi anni, già sulle tante cose belle che i suoi predecessori hanno fatto”, riassume a Vita Trentina suor Roberta Vinerba, direttore dell’Istituto di Scienze Religiose, nota per i suoi scritti sul quotidiano Avvenire. “Questa mattina ha saputo instaurare una corrente di umanità con i tutti noi e con i ragazzi che fa ben sperare. Ringraziamo Dio e il Papa”.

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