A fine settembre la libreria di Giorgio Boninsegna, in via Rialto a Rovereto, abbasserà la serranda. “Esistono negozi che non sono solo negozi, sono luoghi di incontro, cultura, socialità”, scrive la giornalista Patrizia Belli nel dare l’annuncio della chiusura, a cui Boninsegna è stato costretto “a seguito di un campanello d’allarme per la sua salute”.
Una perdita per i rovereti e non solo. La libreria di Giorgio Boninsegna era aperta anche la domenica. Qui gli avventori potevano trovare il libraio seduto sulla sua seggiolina, posta appena fuori dalla porta, mentre leggeva il giornale circondato dalle cariatidi di Depero.
Giorgio ha sempre aspettato i suoi lettori, tanto da appendere alla porta della sua libreria un foglio con scritto “I libri ed io siamo qui”. “Giorgio non ha mai abbandonato quella scritta – prosegue Belli -, l’ha invece coltivata con cura, ne ha fatto anche una maglietta. Sembra poca cosa, ma non è, quella scritta racconta una storia di affetto e una voglia di rifiutare la formalità e essere piuttosto essere un amico con cui dialogare di libri, di belle parole scritte e di autori e poi rimanda anche a un cammino di resistenza perché la vita dei librai indipendenti non è per nulla facile, perfetta però per Giorgio che si è sempre trovato a combattere contro i mulini a vento e essere 10 anni avanti a tutti.”.
Giorgio aveva studiato alla scuola milanese per scenografi e costumisti ed aveva aperto un negozio in via Mercerie. Poi finalmente il ritorno alla sua grande passione, i libri. Una passione innata e compresa dai genitori. Quand’era bambino e abitava a Marco di Rovereto, il futuro libraio chiedeva infatti di acquistare un libro. Un desiderio che i suoi genitori hanno sempre assecondato.
Nel 2002 inaugura la sua prima libreria in Palazzo Cosmi in via Rialto e, dopo un breve trasferimento al numero 47 di via Rialto, per anni lo abbiamo trovato in piazza San Marco e poi nel bel negozio con le cariatidi di Depero a sentinelle sempre in via Rialto.
Da lui tanta saggistica, pochi best seller, molti innamoramenti di autori sudamericani e della mitteleuropa, tanti italiani, pochi francesi. Nonostante il libraio non abbia un “libro del cuore”, un posto speciale per lui l’ha sempre occupato Dino Buzzati con il suo “Deserto dei Tartari”.
“Giorgio ha sempre scelto i libri uno per uno, seguendo lo stimolo di una curiosità o ritrovando un ricordo, o ancora leggendo parole che toccano le corde delle emozioni”, continua la giornalista Belli. Una libreria di nicchia, quindi, ma anche un luogo vivo e di socialità. Il libraio invitò in via Rialto Giorgio Faletti e Paolo Nori, ma anche la famosa prima viola della Scala di Milano (tra i tanti nomi).
Come avviene in tante piccole librerie, Giorgio ha trattato il “cliente” come persona con cui dialogare e scambiarsi pareri sulla letteratura.
“C’è tristezza nel pensare che la libreria chiuderà a giorni – conclude Belli -. C’è tristezza perché quando una libreria chiude, la città perde un pezzo di sé. E quella di Giorgio fa parte del paesaggio di un luogo, ha concorso a definirne l’identità e ne custodisce un frammento di anima che purtroppo sparirà”.
Ecco quindi l’esortazione finale: “Ora c’è bisogno che Rovereto e gli amanti dei libri rispondano alla passione che Giorgio ha donato a tutti noi per tanti anni. Andate a trovarlo, troverete sicuramente il libro che fa per voi. Vi esorto a farlo. Lui, per salutare tutti noi, ha scritto: ‘Crescere un figlio è faticoso, dopo 21 anni i miei libri possono camminare nel mondo da soli… Giorgio’. Sono certa che da Giorgio troverete il libro giusto con cui percorrere il vostro cammino nel mondo. Facciamo sì che tutti, ma proprio tutti, i libri escano e trovino la loro strada. E sarà il vostro, il nostro grazie a lui”.
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