La scomparsa di Pierino Navarini ha lasciato un grande vuoto nella comunità di Ravina. Pierino, 88 anni, era innanzi tutto un grande lavoratore, amante e appassionato di tutto quello che “era stato utilizzato” dai nostri avi partendo dal rame, metallo al quale ha dedicato addirittura un museo. Museo che per volere della famiglia – tre figli e alcuni nipoti – lo ha accolto come camera ardente nella giornata che ha preceduto il funerale celebrato mercoledì 31 agosto nella chiesa di Ravina.
Pierino era uno dei figli del sacrestano Quirino Navarini, al quale sono dedicati il Circolo Acli e la palestra di Ravina. L’idea che l’avrebbe poi portato ad essere conosciuto come il “re” del rame – raccontava Pierino – l’aveva cullata fin da piccolo mentre, da chierichetto, serviva Messa, osservando quegli oggetti così belli e luccicanti come calici, ampolle, pissidi e patine. E nella sua mente, già disegnava quegli oggetti sacri.
Poi l’ha realizzata verso i vent’anni quando, dallo zio Carlo, ha imparato la lavorazione del rame e frequentato la scuola serale di disegno. Nel 1958 si metteva in proprio acquistando l’edificio, sua abitazione e laboratorio in via Val Gola, ex casa alluvionata: per anni ha lavorato per renderla utilizzabile togliendo dagli avvolti i detriti e ricavandovi gli spazi per l’attraente museo meta di diverse comitive, tante straniere.
Cesellatore provetto, ha coinvolto e gradualmente introdotto nell’azienda di famiglia, la Navarini Rame, figli e nipoti.
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