Non sono servite le quasi 3 ore di confronto che questa mattina, venerdì 26 agosto, si sono svolte al Servizio Lavoro di via Gilli, a Trento, per trovare un’intesa sui licenziamenti dei magazzinieri del Sait.
“Da adesso, ed entro 120 giorni al massimo – denunciano i sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs -, il consorzio invierà la comunicazione di licenziamento per i 60 magazzinieri che non hanno accettato di cedere il loro contratto a Movitrento, avallando la richiesta di fatto di peggiorare le loro condizioni di lavoro”.
Secondo i sindacati, quel che avrebbe suscitato ancora più sconforto tra i lavoratori, in presidio questa mattina sotto gli uffici provinciali, è la notizia che solo oggi i vertici Sait avrebbero tentato di migliorare l’incentivo economico per non impugnare il licenziamento, chiedendo però che la proposta venisse accolta e rifiutata entro oggi.
“Sait si è presa 75 giorni per mettere sul tavolo un incentivo economico e pretende che i lavoratori vengano avvertiti subito per telefono o con un sms non concedendo nemmeno la possibilità di convocare un’assemblea tra lunedì e martedì”, denunciano i segretari provinciali di Filcams, Fisascat e Uiltucs, Paola Bassetti, Lamberto Avanzo e Walter Largher che hanno partecipato alla trattativa insieme alla RSU. “È l’ennesimo ricatto per spingere questi dipendenti ad accettare condizioni che sanno essere peggiori. Nessun rispetto per le persone né per la loro professionalità. La dignità dei lavoratori non può essere un
‘prendere o lasciare'”.
I sindacati hanno inoltre precisato che Sait non ha mai messo in discussione i licenziamenti. Nemmeno oggi. “Questa storia si conclude – dicono – con un unico dato di fatto: 60 lavoratori vengono messi su una strada. E ancora una volta, come nel 2018, Sait dimostra di essere lontanissima dai valori della cooperazione trentina, quella di don Guetti che mette al centro il valore della persona. In questa storia di valori cooperativi ce ne sono ben pochi. Di fatto negli ultimi 5 anni Sait ha creato più disoccupati di qualsiasi altra azienda in Trentino”.
Una vicenda che non si chiude qui, perché sindacati e lavoratori assicurano di essere pronti a ricorrere al giudice. Dal canto suo invece il direttore generale di Sait, Luca Picciarelli, fa sapere che “rimaniamo convinti che ci sarebbero stati gli spazi di discussione per affrontare la questione, ma per fare questo vi deve essere la disponibilità al dialogo di entrambe le parti”.
Picciarelli respinge le accuse mosse dalle organizzazioni sindacali “circa il fatto che Sait abbia posto diktat o ricatti”. “Abbiamo invece formulato una proposta complessiva con importanti misure a tutela dell’occupazione”, precisa. “Per oltre sei mesi – aggiunge -, a partire da dicembre 2021, alla richiesta di affrontare il tema, del quale c’era ampia consapevolezza, della necessità di riorganizzare le attività del magazzino nella direzione di trasferire in maniera completa i servizi logistici a Movitrento, cooperativa che opera nel territorio trentino da 35 anni, Sait ha ricevuto come unica forma di risposta la proclamazione di giornate di sciopero“.
La prima manifestazione era stata proclamata a fine dicembre 2021, mentre la seconda risale a maggio di quest’anno. A giugno poi il Sait ha comunicato l’apertura della procedura di mobilità, con l’esternalizzazione del magazzino del Sait – dove lavorano 70 magazzinieri – a Movitrento. “Già in quella lettera, inviata lo scorso 13 giugno – dice Picciarelli -, abbiamo voluto evidenziare le iniziative volte a contenere l’impatto sociale della procedura stessa, che però non sono mai state prese in considerazione”.
Sait dice di aver negoziato la disponibilità di Movitrento a “garantire il posto di lavoro a tutte le persone interessate alla procedura; la stessa mansione di magazziniere; lo stesso contratto nazionale di lavoro (commercio); lo stesso luogo di lavoro, in via Innsbruck a Trento; il mantenimento dell’inquadramento, dell’anzianità acquisita e delle tutele connesse all’art. 18 dello statuto dei lavoratori per chi già protetto da tale clausola; un’ulteriore garanzia al mantenimento del posto di lavoro anche nel caso MoviTrento dovesse essere sostituita da un’altra società appaltatrice”.
“Inoltre – sottolinea l’azienda – poiché il contratto integrativo aziendale Sait non può essere mantenuto nei termini in essere, cambiando il datore di lavoro, l’azienda ha proposto la corresponsione di un una tantum di euro 3.000 pari a due annualità della parte fissa del contratto integrativo aziendale, oltre alla liquidazione dell’intero TFR maturato in capo a Sait fino al momento del trasferimento”.
Lascia una recensione