Si susseguono gli incontri e gli appuntamenti in vista dell’attesa beatificazione di papa Giovanni Paolo I, che avverrà in Vaticano il 4 settembre prossimo: dopo la recente serata a Moena, nell’ambito della rassegna “Ispirazioni d’Estate”, giovedì 25 agosto alle 21.00 al Museo Albino Luciani di Canale d’Agordo (BL) si svolgerà un incontro dedicato al pensiero, alla spiritualità e all’insegnamento di Albino Luciani dal titolo «Mai avrei immaginato» – Sorpresa di Dio per l’uomo di oggi.
Il titolo dell’evento, in vista della beatificazione di Luciani in Vaticano il 4 settembre prossimo, si ispira all’espressione del papa appena eletto, quando rivolse il suo primo saluto alla folla di piazza San Pietro. La serata sarà una conversazione tra il sacerdote bellunese Davide Fiocco, direttore della nuova collana delle Edizioni Messaggero Padova (EMP) ispirata a papa Giovanni Paolo I, nonché coautore della Positio, e Patrizia Luciani, omonima del pontefice, ma senza legami di parentela con lui, autrice di uno dei volumi della collana. Introdurrà Loris Serafini, direttore della Fondazione Papa Luciani. A moderare l’incontro Alberto Vela, responsabile della casa editrice francescana di Padova. Ingresso gratuito fino a esaurimento posti, nel rispetto delle normative sanitarie vigenti al momento dell’evento
La nuova collana EMP intitolata “Io sono polvere” propone in brevi volumi l’insegnamento, il pensiero e la spiritualità di Albino Luciani – Giovanni Paolo I. Si tratta di libri semplici e piacevoli, com’era lo stile di Luciani, basati su una seria ricostruzione storiografica.
Tracce di attualità è il volume che inaugura la collana. È scritto in tono piano dallo stesso Fiocco – che è anche membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I – con l’intento di evidenziare alcuni spunti di attualità dell’indimenticata figura di papa Giovanni Paolo I. La ricerca di queste tracce, oltre che da uno studio ormai decennale, nasce per l’autore dalla convinzione che le storie dei santi, e – va da sé – dei candidati alla santità, non sono un’opera di archeologia, ma la scoperta di una sorgiva a cui la Chiesa di oggi può dissetarsi e rinfrancarsi, finanche al cammino sinodale, cui ogni comunità ecclesiale del mondo è convocata fino al 2023. A quest’ultimo aspetto è dedicato in particolare l’ultimo capitolo del libro.
Il secondo volume, L’operaio ha diritto alla sua mercede di Patrizia Luciani, analizza il tema del lavoro negli scritti di Albino Luciani, da quando era vescovo al suo brevissimo pontificato. «Pesci rossi nell’acqua santa»: così negli anni Sessanta e Settanta venivano chiamati i preti e i laici cattolici impegnati a difendere i diritti dei lavoratori. Come si sono mossi, a quei tempi, vescovi e papi che, sui pesci rossi e sull’acqua santa, dovevano sovrintendere? In particolare, che decisioni ha preso Luciani di fronte a temi quali il lavoro, la contrattazione sindacale, il mondo operaio, il comunismo, lo sfruttamento della natura, il riequilibrio delle risorse? La sua esperienza è completamente avulsa dalla nostra realtà, da archiviare nelle categorie che riguardano unicamente la storia, o ha ancora qualcosa da dire all’uomo di oggi? L’autrice, agordina come il papa dei 33 giorni, tenta di rispondere a queste domande, partendo e approfondendo una sua tesi di dottorato sull’episcopato veneziano di Albino Luciani alla Cattolica di Milano.
Il rapporto di affetto tra la casa editrice Messaggero e Albino Luciani è di lunga data. Nei primi anni Settanta fu padre Francesco Saverio Pancheri, direttore del «Messaggero di sant’Antonio», a proporre all’allora patriarca di Venezia una collaborazione giornalistica, assunta con evidente intento pastorale. Sulle colonne del mensile antoniano, dal maggio 1971 al dicembre 1974, Luciani scrisse un’originalissima serie di lettere immaginarie a personaggi storici e mitici di tutti i tempi e luoghi, dando corpo a un’analisi tutt’altro che superficiale di quegli anni difficili e tortuosi, con stile gradevolissimo e sottile ironia. Da Penelope a Mark Twain, da Maria Teresa d’Austria a Figaro, da Pinocchio a un… orso, da Péguy a Trilussa, da Scott a Ippocrate, da Quintiliano a Marconi, da Hofer a Goldoni, da santa Teresa a Goethe, da san Bernardino a Marlowe e Chesterton, per finire al più importante di tutti, Gesù, al quale l’autore scrive trepidando.
Queste lettere confluirono nel gennaio 1976 nella prima edizione di Illustrissimi pubblicata dalle Edizioni Messaggero Padova. Fu subito un successo, tanto che seguirono ristampe e nuove edizioni, l’ultima nel 2017. Quella dell’ottobre 1978 era stata rivista personalmente, alcuni giorni prima della morte, dall’autore ormai divenuto papa Giovanni Paolo I, che vi aveva apportato alcune correzioni. Vasta la fortuna editoriale del libro anche nel mondo con diverse traduzioni: in inglese, francese, tedesco, spagnolo, catalano, olandese, portoghese, slovacco, cinese, ungherese, polacco, maltese, indonesiano, sloveno, giapponese, croato. Nel 1980 venne pubblicata anche una riproduzione in braille.
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