21 agosto 2022 ‑ Domenica XXI del tempo ordinario C
Is 66,18-21; Eb 12,5-7.11-13; Lc 13,22-30
«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno». Lc 13,24
“La grazia a caro prezzo” è il titolo del primo capitolo del bel libro “Sequela” di Dietrich Bonhoeffer (Wroclaw, 1906 – 1945, Flossenbürg). L’autore prende di mira una visione superficiale del cristianesimo e in particolare l’idea che la grazia di Dio sia “a buon mercato”. L’autore, di fatto ha seguito Gesù per la via stretta, opponendosi all’ideologia e all’idolatria nazista ed è stato ucciso dal regime pochi giorni prima della fine della Seconda guerra mondiale. Le letture di questa domenica vanno nella direzione di una “grazia a caro prezzo” e contribuiscono a demolire l’immagine di un Gesù “buonista” e “di manica larga”, al quale va bene tutto, che non porrebbe mai richieste esigenti ai suoi discepoli.
La seconda lettura, tratta dalla lettera agli Ebrei, ci illumina e ci aiuta a comprendere il significato della durezza del linguaggio di Gesù nelle pagine evangeliche, è una durezza che potremmo definire pedagogica: «È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo si sono allenati» (Eb 12,7.11.). I pii israeliti contemporanei di Gesù ben comprendevano questa pedagogia divina, perché già avevano familiarizzato con essa nel corso di tutta la loro storia. Ma anche per noi l’immagine è di immediata e personale comprensione, a meno che non siamo stati educati secondo il mito del “buon selvaggio”. Ogni educazione è esigente e solo chi accetta le regole dell’allenamento impegnativo può diventare un buon atleta, un buon artista, o un esperto professionista.
La durezza di Gesù non ha come obiettivo quello di restringere l’orizzonte della salvezza; infatti, la prima lettura e lo stesso vangelo ci fanno capire che la salvezza, l’ingresso nella comunione con Dio, ha orizzonti universali: «Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio» (cfr Lc 13,29). La durezza di Gesù vuole invece stimolare ad un’adesione convinta ed impegnata al regno di Dio; un’adesione consapevole della gratuità della salvezza ma anche dell’impegno personale con cui occorre accogliere la salvezza. Dio è disposto a salvarci tutti con amore gratuito ma come ricorda l’autore citato all’inizio della riflessione c’è un modo autentico di accogliere la grazia e ce n’è uno che la svaluta: “Grazia a buon prezzo (= svalutata) è annunzio del perdono senza pentimento, è battesimo senza disciplina di comunità, è Santa Cena senza confessione dei peccati, è assoluzione senza confessione personale. Grazia a buon prezzo è grazia senza che si segua Cristo, grazia senza croce, grazia senza il Cristo vivente, incarnato” (D. Bonhoeffer, Sequela, 13/209).
Inoltre – ci ricorda Gesù – in materia di salvezza, Dio non è tenuto a rispettare prenotazioni o prelazioni né diritti di stirpe, di nazionalità o di censo: «Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi» (cfr Lc 13,30). Questo valeva nella polemica tra Gesù e quanti, tra i suoi contemporanei e connazionali, ritenevano bastasse appartenere al popolo eletto per salvarsi. Questo vale ancor oggi, quando siamo tentati di trasformare i sacramenti in riti magici, disgiungendoli da un cammino personale di fede, di servizio e di croce.
L’inquietudine che nasce dentro di noi, dal confronto con queste pagine evangeliche, è salutare e santa: se siamo sempre stati tra i primi e tra i privilegiati qualche sano timore è bene che ci sia; se siamo sempre stati tra gli ultimi e gli “scartati” allora queste saranno per noi parole di consolazione e di speranza.
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