Il 6 agosto alle 17.30 a Vaneze, alla ricorrenza della Trasfigurazione del Signore, sarà unita la festa della Madonna della Neve insieme al “grazie” ai Padri Cappuccini per gli oltre 70 anni del loro servizio (1940-2011) come animatori religiosi del Monte Bondone (Vanéze e poi Vason). Nell’occasione della Messa per la festa della Patrona della chiesetta che festeggia i 92 anni di vita, sarà anche distribuito un fascicoletto curato da don Franco Lever e stampato con il contributo della Pro Loco Monte Bondone che, introdotto da alcuni accenni storici sulla chiesetta, contiene la presentazione di tutti i Cappuccini che, dal dopoguerrra, hanno offerto il loro servizio a Vaneze dal 1940 al 2011.
La celebrazione della prima Messa nella chiesetta – principale promotore della sua costruzione fu l’ingegner Ciro Montagni – venne programmata per il 6 luglio 1930; realizzata la chiesa, però, bisognava garantirne il funzionamento. Per questo già il 26 maggio 1930 il Montagni, a nome del comitato organizzatore, si era rivolto al vescovo di Trento monsignor Celestino Endrici. La risposta fu positiva e, nel tempo, si sono succedute situazioni diverse, con un costante servizio da parte dei padri, non privo di sacrifici. Va aggiunto che tutti mantenevano gli impegni che l’obbedienza aveva loro affidato a Trento, a Mattarello, ad Arco… Salivano a Vaneze il sabato, per rientrare la sera della domenica, pronti per la nuova settimana come docenti, educatori, sacerdoti.
Tra loro si ricordano padre Giorgio da Valda (Ludovico Zendron, 1913-1980), primo Cappuccino salito a Vanéze per celebrare la Messa e prestare il servizio religioso. Fu invece padre Federico da Baselga del Bondone (Davide Baldessari, 1897-1981) a benedire il quadro della Madonna della Neve, ancora presente nella chiesetta, opera di Giovanni Zanolli (1889 – 1961).
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, non va dimenticata l’opera di padre Beniamino da Terres (Lino Zanon, 1915-1999), rettore del Seminario serafico di Trento, superiore ad Ala e all’abazia di S. Lorenzo. Fu lui a realizzare la canonica di Vaneze, per garantire ai confratelli una presenza dignitosa ed efficace. La costruzione terminò nel 1963, in anni dove il paese era meta di un flusso di turisti davvero significativo.
Persona squisita, affabile, serena, gioiosa, che ha stretto amicizia con tantissima gente e che rimarrà sempre nel ricordo di chi lo ha conosciuto e apprezzato, fu padre Egidio di S. Margherita di Ala (Giulio Tomasoni, 1926-2011); svolse il servizio per la chiesetta di Vaneze dal 1952 al 1961 in quanto nel 1961 venne mandato ad Arco come maestro dei novizi. Un poco alla volta, la chiesa di Vaneze cominciò ad essere molto più frequentata rispetto ai primi tempi – la domenica arrivavano decine di pullman che scaricavano frotte di sciatori e si celebravano fino a tre Messe -e ciò fu dovuto soprattutto allo sviluppo turistico cui la montagna stava andando incontro.
Negli anni Sessanta padre Paolino Paoli da Sant’Orsola (1933) collabora con i confratelli (padre Giuliano, padre Costantino Cosner, padre Feliciano Giovannini) non solo per il servizio religioso ma per realizzare varie altre opere: tra le altre, viene completata la canonica, la chiesetta viene dotata di un nuovo piccolo altare, il leggio, il tabernacolo (l’altare originale venne portato nella cappella di San Rocco a Sardagna; ritornerà nel 2009, per iniziativa della famiglia Montagni). “In quei tempi si celebravano solo le Messe festive che, di norma, iniziavano alle 6.30-7 per essere dedicate agli addetti agli impianti di risalita, al personale degli alberghi ed agli albergatori stessi; erano ben frequentate”, ricorda padre Paolini. “Poi venivano celebrate le Messe delle 9 e quella delle 11. La chiesetta era come è oggi, piccola, e quindi sempre affollatissima anche perché a Vason nemmeno se ne parlava di celebrare Messe…”.
Correva l’anno 1963. Padre Cappuccino Riccardo Cetto (1927 – 2000) tutte le domeniche si recava a Vason a celebrare la Messa per gli operatori, per i clienti degli alberghi e per gli operai addetti a tutti i servizi sulla montagna, impossibilitati a scendere a Vanéze perché la strada d’inverno rimaneva chiusa. La Messa veniva celebrata a turno nei vari alberghi. Con padre Riccardo più di una volta si ipotizzò di costruire una chiesetta a Vason, ma non c’erano i soldi e sembrava impossibile ma poi, grazie a un comitato da lui presieduto i lavori partirono e la chiesetta venne terminata nel 1965., Venne dedicata alla Natività di Nostro Signore e a S. Bernando, in memoria di tutti gli atleti della neve immaturamente scomparsi.
A padre padre Giuliano da Vezzano (Mario Gnesetti, 1924-2003) si devono i lavori di restauro del tetto della chiesetta che, già alla fine degli anni Sessanta, ricorda lo stesso padre Paolino, “cominciava a subire gli insulti del tempo ed a fare acqua in più punti; cominciai un poco alla volta a raggranellare qualche soldino e metterlo da parte nella certezza che prima o poi sarebbe servito. Quando me ne andai dal Bondone nel 1968, il problema si presentò in tutta la sua drammaticità e così padre Giuliano che mi subentrò dovette assolutamente affrontare di petto il problema. Era un uomo assai combattivo e, seppure non senza difficoltà, riuscì in quell’opera“.
Indimenticabile la figura di padre Cristoforo da Imer, “el papa del Bondon” (Giuseppe Bettega, 1925-1995), che trovò tutti i lavori più gravosi già fatti dai suoi predecessori, tanto che poté dedicarsi esclusivamente alla cura delle anime. Lassù, lui è rimasto per più di vent’anni (dal 1972 al 1992 e poi anche nel 1994) ed è per questo che è rimasto nei ricordi dei bondonèri. Il Bondone era diventata la sua seconda casa. In quei vent’anni, padre Cristoforo ha fatto un censimento di tutti coloro che frequentavano il Bondone.
Dal 1983, con lui, collabora il radioamatore padre Michele Stanchina da Terzolas: a Vaneze salì per molti anni provenendo dal Convento di Arco in particolar modo per aiutare padre Cristoforo nei momenti della sua malattia. “A Vaneze c’era padre Cristoforo, ma siccome era piuttosto malmesso io celebravo la Messa a Vason e poi scendevo in Vaneze per fare la predica mentre lui celebrava unicamente la Messa”, ricorda. “Poi, ci si sostituiva l’un l’altro in quanto eravamo in Convento insieme ed allora si saliva in modo alterno.
Nel 1994, il ritorno di padre Feliciano Giovannini di San Mauro di Piné (1938 -2020), personaggio di forte caratura culturale, testimone di pace, povertà e carità. A padre Michele, padre Paolino, padre Cristoforo lo accomunava una peculiarità liturgica vale a dire la “brevità di sermone”. Il buon “Dolfo” Giovannini, dall’alto della sua veneranda età, si portava ogni domenica alla chiesa sorretto dai suoi fedeli bastoni; entrato in chiesa soleva rivolgersi al celebrante in siffatto modo: “Padre, prediche corte e luganeghe longhe!”.
Padre Feliciano è anche l’ultimo cappuccino in servizio sul Bondone. È il 2011 e i Frati Cappuccini del Triveneto annunciano: “Dopo tanti anni abbiamo rinunciato al servizio liturgico presso le chiesette alpine di Vason e Vanéze sul Monte Bondone, ultimamente animate da fra Feliciano Giovannini”. Ad assumerne l’eredità saranno i Salesiani.
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