Un invito a riflettere sulla complessità del nostro presente e del nostro futuro, attanagliati dalla sparizione dei ghiacciai, dalla guerra, dalla crisi climatica e da grandi questioni energetiche. Questo l’obiettivo dell’artista trentino Stefano Cagol, che martedì 9 agosto proietterà una linea orizzontale di luce bianca dalle Alpi del Trentino, e precisamente da Castel Belasi; una linea che oltrepasserà le vallate diventando visibile da decine di chilometri di distanza.
Nel 2020 il gesto simbolico di allerta era “risuonato” nelle televisioni di tutto il mondo, raggiungendo oltre 430milioni di spettatori. Oggi Cagol, attivo ormai anche a livello internazionale, torna a confrontarsi con la luce come mezzo per parlare dell’oggi.
L’azione si chiama “The End of the Border (of the mind)”, “la fine del confine della mente”, ed era valsa a Cagol il Premio Terna per l’Arte Contemporanea. L’ultima volta era stata attuata nel 2013 sul confine norvegese-russo, nell’estremo nord artico della Norvegia. Le autorità di confine della Russia negarono al raggio di luce, per sua natura impalpabile, di oltrepassare il confine, dimostrando come l’arte a volte sappia mettere in evidenza e anticipare contraddizioni e prepotenze della nostra epoca.
Quest’anno la linea luminosa partirà da Castel Belasi, a Campodenno, nuovo spazio pubblico per l’arte ai piedi delle Dolomiti di Brenta, dove è aperta attualmente – e fino al 30 ottobre – una corposa personale di Stefano Cagol a cura di Emanuele Quinz (“Il Fato dell’Energia. Ghiacci glaciali, surriscaldamento e divinazioni”). Sono esposte opere video, fotografiche, scultoree e installative dagli anni Novanta fino all’ultima, presente ora alla Biennale Arte di Venezia.
Il castello è per l’artista un punto di origine della luce emblematico, perché un tempo luogo della difesa, come iconico era il punto di partenza scelto per il viaggio della luce verso l’Artico nel 2013, che anche in quel caso attirò migliaia di persone e le Tv nazionali: la Diga del Vajont nel cinquantennale, simbolo della nostra ottusa illusione di piegare la natura a nostro uso.
La data scelta questa volta è anch’essa significativa: il 9 agosto, giorno dell’anniversario di Nagasaki, per ricordare le guerre e l’atomica, per molti scienziati considerata all’origine dell’Antropocene, l’era dell’essere umano, e oggi quanto mai controversa.
L’arte di Stefano Cagol – già presente per tre volte alla Biennale Arte di Venezia e in biennali internazionali come quella di Curitiba, del Cairo, di Xinjiang e Singapore – è un continuo stimolo alla riflessione, a interrogarci sul rapporto con quanto ci circonda, su quanto è stato e quanto potrà essere. La sua è una modalità espressiva che esce dai loghi deputati e comunica direttamente a un pubblico più ampio possibile, nella convinzione di un arte che possa ricoprire nella società un ruolo di anticipazione ed esortazione.
Il 9 agosto l’evento, promosso dal Comune di Campodenno e dall’Apt Val di Non, si svolgerà a partire dalle 21, nel momento del passaggio dal giorno alla notte per durare poco più di un’ora fino al termine del crepuscolo.
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