Metti insieme, Signore delle cime, gli aneliti delle anime perse sotto il ghiaccio e la roccia; portali a compimento nella terra eterna che hai preparato; fa’ che non siano stati vani.

Con dita premurose cuci, ti prego, gli strappi delle anime di coloro che hanno sperato fino all’ultimo; che le albe portino ancora ristoro, nel resto dei loro giorni, e non angoscia.

Accogli e trasforma il grido di dolore e di protesta di chi non perdonerà mai il destino amaro e pesante che ha colpito tutti, senza distinzione.

Affida al vento carezze di cura: per chi se n’è andato e per chi è rimasto; per la vita fragile; per la nostra benedetta terra, che calpestiamo e sfruttiamo e poi dimentichiamo.

Come pioggia ristoratrice rigenera i corpi dei sopravvissuti, la terra franata, la roccia spezzata, i ghiacciai liquefatti, i fiumi in secca.

Semina semi di fiori perenni in chi vive il vuoto della mancanza.

Come il canto degli uccelli annuncia all’alba il giorno che viene come giorno del riscatto, come giorno della speranza, come giorno di nuovi destini.

Sgorgano come cascate di Tue lacrime le acque dai ghiacciai feriti, ardono come ustioni sulla pelle i fuochi degli incendi della benedetta terra che Tu ci hai destinato e che non abbiamo avuto cura di mantenere, coltivare e custodire.

Meravigliose, le tue opere: perdonaci se ancora non abbiamo imparato a contemplarle.

Benedette, le leggi che le governano: perdonaci se ancora non le abbiamo conosciute, accettate e rispettate; perdonaci se, ancora avidi di ciò che non dura, superiamo ogni limite che quelle leggi indicano.

Con il Tuo abbraccio che tutto porta solleva le vite spezzate, i sogni infranti e le speranze sfiorite.

Che il domani sgorghi benedizione, che germini il seme della promessa, che le opere nostre seguano il Tuo disegno.