Appare fortemente critico, il Comitato Permanente per la Difesa delle Acque del Trentino, rispetto alla recente deliberazione della Giunta provinciale di Trento, n. 1219 dell’8 luglio 2022, relativa all’Entrata in vigore ed applicazione delle norme di attuazione del “Piano di tutela delle acque 2022-2027” sui procedimenti amministrativi e domande pendenti relative a nuove concessioni di piccole derivazioni di acqua a scopo idroelettrico.
Il documento, unitamente alle dichiarazioni entusiaste del vicepresidente e assessore provinciale all’ambiente Mario Tonina, mette in chiaro che perfino le domande di concessione precedentemente rifiutate e vincitrici di un ricorso presso il Tribunale Superiore delle Acque saranno riammesse alla valutazione dei tecnici, spiega il Comitato, che definisce la decisione “la campana a morto per molti fiumi e torrenti trentini“.
Il Comitato critica in particolare il fatto che la legge incentivi la costruzione di nuovi impianti: “Follia pura, per un territorio, quello trentino, che, ricordiamo, produce già molta più energia di quella che consuma. La ridotta protezione normativa che la Provincia, attraverso i suoi servizi, prevedeva per la salvaguardia di fiumi e torrenti viene così ulteriormente indebolita e al suo posto si istituisce un quadro legale di infinite deroghe a regolamenti, leggi provinciali, norme italiane, europee o di semplice buonsenso”.
Gli ambientalisti definiscono le argomentazioni dell’assessore, semplicistiche e scientificamente discutibili, in particolare quelle sul valore “green” dell’idroelettrico, “che è energia rinnovabile e che – ce lo chiede l’Europa! – è importante per la transizione verso la decarbonizzazione. Peccato che l’Europa non abbia mai chiesto di distruggere corsi d’acqua e demolire ecosistemi”; e l’idea che la crisi energetica attuale, con la guerra in corso in Ucraina, la carenza di gas e l’aumento delle bollette possa essere risolta da centraline mini-idroelettriche sui fiumi trentini, realizzabili certamente in tempi non rapidi e clamorosamente poco produttive da un punto di vista energetico, ma estremamente distruttive da un punto di vista ambientale”.
Il Comitato Permanente per la Difesa delle Acque del Trentino pone quindi l’accento sul valore intrinseco dei corpi d’acqua che si esprime attraverso quella complessa rete di servizi ecosistemici che i fiumi ci donano gratuitamente: “Si è mai calcolato quale sia il valore economico di un fiume o di un torrente intatto che scorre nella sua valle, in termini di salute, autodepurazione, microclima, ricreazione, turismo, ecc.? Perché questo non è avvenuto se tutto ormai è economia? Quanti ecosistemi possiamo ancora permetterci di sacrificare? Se è vero che l’acqua è classificabile come risorsa rinnovabile, è anche vero che gli ecosistemi che dipendono da essa non hanno la capacità di rigenerarsi facilmente. Ogni volta che perdiamo una porzione di habitat distruggiamo biodiversità e compromettiamo la resilienza degli ambienti naturali”.
“L’ambiente fluviale una volta manomesso e distrutto non sarà recuperabile. Esso non è un prodotto in garanzia che si può sostituire se guasto. Eppure il pensiero che ispira l’azione normativa di Tonina è quello, ancora una volta, di un ambiente ‘usa e getta’. Come si giustificheranno questi politici di corte vedute di fronte ai loro figli e nipoti? Non sentono nessuna responsabilità per il loro futuro?”, conclude il comitato, facendo appello a tutti i cittadini: “Non possiamo più esitare o stare a guardare! Un futuro più equo e rispettoso dell’ambiente ci viene sottratto giorno dopo giorno”.
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