Ha chiuso da qualche settimana la storica libreria “Benigni” di via Belenzani 51. Era da 83 anni che quest’attività andava avanti, sostenuta dalla passione di Maria Benigni, 85 anni, fino al 2013 accompagnata in quest’avventura dalla sorella Pia.
“La libreria è nata in un momento un po’ particolare – ci aveva raccontato Maria Benigni poco più di un anno fa -, perché mio papà era impiegato di una banca che poi è fallita. Mio padre si è trovato così senza posto di lavoro e senza denaro con una famiglia da portare avanti. Per un po’ di tempo per lavorare è andato a Bolzano. Dopo l’onorevole Lionello Groff gli ha detto che gli avrebbe offerto la sua libreria, che si trovava dove c’è l’attuale Loacker di Trento”.
Alla morte del padre, la madre e le sorelle Benigni hanno deciso di portare avanti l’attività, nonostante l’imperversare della guerra. “Mia mamma e mia sorella venivano tutti i giorni a piedi dalla Valsugana, dove abitavamo, a vendere i libri – ci ha spiegato Benigni -. Potete immaginare le vendite in tempo di guerra, sempre con il pericolo dei bombardamenti”.
Dopo la guerra la famiglia Benigni è stata sfrattata, ed è arrivata così in via Belenzani, dove c’erano le suore di San Paolo, che in quel periodo si sono spostate in via Perini. “Abbiamo trovato il momento giusto per poterci trasferire qua – ha raccontato Benigni – e da quel momento siamo in via Belenzani”.
Un osservatorio privilegiato letteralmente a due passi di Piazza Duomo che ha accolto bambini di tutte le generazioni, perché ognuno, secondo la filosofia della libraia, ha un libro “che lo aspetta”. Oggi, con la consegna ufficiale delle chiavi del locale, la città di Trento “perde” un punto culturale importante. Ma un’attività legata al settore librario dovrebbe aprire tra non molto.
“Il libro è un amico paziente”, la frase forse più ripetuta e significativa di Maria Benigni, che ce l’ha spiegata così: “Sento le persone che dicono che non hanno tempo. Io rispondo loro che il libro è un amico paziente, aspetta il nostro momento giusto per l’incontro. Qualcuno mi dice anche che un libro non gli è piaciuto. Io allora consiglio di metterlo in attesa perché forse non era il momento giusto. Perché lì si incontra il pensiero di una persona. È il caso che ce lo ricordiamo”.
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