“Si diventa coraggiosi facendo cose coraggiose, così come si diventa forzuti facendo flessioni? Il coraggio era ossa o muscoli?” Così si interrogano i protagonisti de “Sotto il culo della rana” romanzo d’esordio di Tibor Fisher del 1992. Il libro risulta essere scanzonato, ma allo stesso tempo una cruda e feroce critica del regime socialista nell’Ungheria del 1956. Il titolo, invece, deriva da un detto ungherese che significa trovarsi nella sfortuna più nera e oggi con la seconda frazione del Giro d’Italia si vuole esorcizzarla affidandosi appunto al coraggio. Coraggio che deve essere speso nella gara odierna contro il tempo.
Il percorso è breve e di soli 9,2 km interamente nella città di Budapest. La capitale dell’Ungheria, quindi, è grande teatro della prima cronometro della corsa rosa. Si attraversa tutto il dualismo di questa città, paragonata spesso a Parigi per la sua magnificenza e famosa per le sue terme. Si parte dalla Piazza degli Eroi, simbolo dell’indipendenza dell’Ungheria, si corre in mezzo a Pest, la città nuova, per poi attraversare il Danubio e scalare il castello di Buda, la città vecchia. L’arrivo in leggera salita ha una pendenza media del 5%, e si rivela rampa di lancio per il vincitore di giornata. Con il tempo di 11:50 vince la seconda frazione Simon Yates. La maglia rosa Mathieu Van der Poel chiude secondo a tre secondi dal britannico. Terzo lo specialista a cronometro Tom Doumoulin. La maglia rosa resta ancora salda sulle spalle di Mathieu Van der Poel. L’olandese potrà difenderla anche domani visto la tappa dedicata alle ruote veloci. É ancora presto per fare grandi proclami, ma in ottica di classifica generale l’egregia vittoria di Yates gli fa ottenere dei secondi preziosi sui diretti avversari.
Se ieri abbiamo festeggiato con il gulash, oggi passiamo al pesce. Il brodo del pescatore, halaszlé, è una zuppa di pesce ungherese, dove a farla da padrone è il pescato di fiume. Come sempre nella cucina magiara non mancano neanche in questa zuppa cipolle, pomodori, peperoni e paprika.
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