Un cucciolo che conosce la sofferenza della perdita del padre, che scopre il male del mondo smascherando lo zio, assassino del fratello. Ed è così, attraverso questi passaggi archetipici, che il cucciolo Simba diventa adulto. Anzi: diventa il Re Leone. Un racconto che è metafora della vita. Così come il palcoscenico sa essere il luogo dove rappresentare l’esperienza umana: uno spazio dove provi, ti esibisci e cresci. Non senza trovare “inciampi e testate”, per usare le parole di Maria Pia Molinari.
“Simba – Il Re leone”, musical interamente prodotto dalla Filodrammatica l’Arte delle Muse di Riva del Garda, tornerà in scena domani e dopodomani, e al Teatro Zandonai di Rovereto, replica dello spettacolo presentato per la prima volta lo scorso anno al Palacongressi, dopo un percorso ad ostacoli (leggi: prove iniziate e interrotte più e più volte) dovuto alla pandemia. Un’esperienza a 360 gradi, che mette insieme una sessantina di giovani dagli 11 ai 30 anni, con qualche rara digressione verso i quarantenni. Tutto rigorosamente e coraggiosamente “live”, compresa la musica, che sarà garantita con arrangiamenti ad hoc dall’orchestra giovanile Metamorfosi diretta da Francesco Moncher, una singolare ensemble dove i musicisti sono liberi di abbandonare lo strumento madre per dedicarsi ad altro.
L’Arte delle Muse è nata nel 2016, con un approccio educativo ed indirizzato ai giovani. E non è un caso che la co-fondatrice della filodrammatica, Maria Pia Molinari, alla formazione musicale (è diplomata in canto lirico) abbia abbinato una laurea in psicologia dell’età evolutiva. Al suo fianco, dal primo giorno, l’amico fraterno e collega Francesco Moncher, oggi docente di pianoforte al conservatorio di Cagliari. “Siamo nati come spazio musicale per i ragazzi, per offrire loro un palco sul quale esibirsi, imparare a cantare, ballare, fare scenografia – spiega Maria Pia – la nostra filosofia è più educativa che artistica. Ci sono tanti giovani che hanno alle spalle già una formazione specifica, altri che non hanno fatto nulla ma che comunque vogliono mettersi in gioco. Sei stonato come una campana? Vieni e impari a cantare. In questo senso vogliamo essere un luogo davvero inclusivo, uno spazio dove tutti possono portare ciò che hanno dentro”.
A dimostrazione dell’approccio formativo, l’attività dell’Arte delle Muse ha esordito con Time Out, lo spazio giovani del Casa Mia ed ha poi trovato prosecuzione nella compagnia che ha messo in scena dal 2016 ad oggi vari musical, primo fra tutti “Mamma mia!”, poi “Il Gobbo di Notre Dame”, “La Bella e la Bestia”, “Nightmare before Christmas”. “In questi anni abbiamo colto i momenti di crescita, in termini di contatti e di opportunità – spiega ancora Maria Pia Molinari – ad esempio abbiamo conosciuto il performer milanese Giacomo Marcheschi, che ogni anno tiene un workshop”. Una caratteristica dei musical prodotti dalla filodrammatica è la totale autarchia: “Facciamo tutto in casa: coreografie, costumi, scenografie, luci…”. Alla musica, come detto, ci pensa Moncher. Con “Simba”, il musical ha aperto anche le porte agli artisti più piccoli, quelli del laboratorio teatrale. “In questi anni ho visto ragazzi partire da zero e costruirsi un posto nella musica, nel gruppo, certo a volte con inciampi e qualche testata, ma sempre nel rispetto dei tempi di ciascuno”, sottolinea Maria Pia. Non resta che vedere il risultato di questo ricco percorso umano e artistico: appuntamento allo Zandonai di Rovereto il 22 e 23 aprile.
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