Si chiamano “Le Foodiste” e, per ora, hanno scelto di mantenere l’anonimato. Quel che non è anonimo e che vogliono diffondere con quante più persone possibili è il loro amore per il cibo: da poco, infatti, hanno aperto una pagina su Instagram per condividere “ciò che ci frulla nella testa ogni volta che proviamo un posto nuovo o assaggiamo un nuovo piatto”, come scrivono nel loro primo post.
“L’idea è nata in maniera molto spontanea – raccontano le due ragazze, una veneta e una trentina, entrambe residenti a Trento -, dato che ci piace mangiare e sperimentare posti nuovi, condividendo anche pensieri ed idee. Abbiamo deciso quindi di condividere questi pensieri con altre persone: così abbiamo aperto la pagina”.
Come assicurano le due ragazze, i loro consigli su ristoranti e bar trentini non saranno recensioni in stile TripAdvisor. “La nostra idea – spiegano – è condividere riflessioni di pancia”. Una prima impressone è già arrivata, e viene da Pescaria, il fast food di pesce che ha aperto i battenti in Largo Carducci, a Trento, il 17 marzo scorso. “Siamo state all’inaugurazione – raccontano – ma abbiamo deciso di tornare anche in un secondo momento per essere più imparziali, perché la sera del 17 marzo è stata un momento di festa. Volevamo osservare il locale e degustare i piatti in un momento più tranquillo, durante la settimana”.
“Le Foodiste” esploreranno locali tipici ma non solo. “Vogliamo provare il ristorante di Sfera Ebbasta, non appena aprirà, e tanti altri posti che non sono ‘tipici’, come i ristoranti che fanno poké e ramen – dicono -. La nostra intenzione è quella di rivolgerci agli studenti universitari che, appena arrivati a Trento, hanno bisogno di consigli sull’aperitivo e sui locali di Trento, ma anche ai trentini che vorrebbero sperimentare posti nuovi rispetto a quelli che frequentano abitualmente”.
Per il momento “Le Foodiste” non hanno svelato la loro identità neppure ai propri amici. “Quando andiamo a cena e facciamo fotografie dei piatti dobbiamo stare attente – scherzano -, ed è già capitato che dovessimo tornare due volte nello stesso locale per rifare le fotografie con più calma”.
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