V QUARESIMA C
Is 43,16-21; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11
«Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Gv 8,11
Già le letture di domenica scorsa ci avevano aiutato a riflettere sulla novità di vita che deriva dalla conversione e dall’incontro con un Dio che è Padre ricco di misericordia. Questa domenica, rimanendo nel solco della stessa riflessione, siamo invitati a comprendere che il perdono è l’atto con il quale Dio ci restituisce alla vita per mezzo del suo Figlio Gesù. Le letture ci offrono ancora una volta, come gli altari medievali, un racconto in tre scene, e ci fanno cogliere che l’aspetto personale e quello comunitario non vanno mai slegati, né quando riflettiamo sull’agire di Dio, né quando riflettiamo sul nostro.
La prima lettura è tratta dal cosiddetto “Secondo Isaia”, composto durante l’esilio babilonese per ridare speranza a una massa di deportati. Il ritorno in patria viene annunciato come un nuovo esodo, una nuova liberazione, quindi un nuovo inizio per l’intero popolo eletto. Come Dio era stato potente nel liberare dalla schiavitù dell’Egitto così sarà potente nel ricondurre dalla schiavitù babilonese. Come la vita del popolo eletto era cominciata con la liberazione dalla schiavitù d’Egitto così ora ricomincerà con il suo ritorno in patria: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? (Is 43,18-19).
La seconda lettura ci porta dalla dimensione del popolo a quella personale. Contiene una professione di fede autobiografica dell’apostolo Paolo. Per lui la vita vera è cominciata con il suo incontro con Gesù Cristo crocifisso e risorto, quel Cristo che lo ha accolto e gli ha fatto grazia. Da quel momento, unico scopo della vita di Paolo è diventato quello di conoscere sempre più il Cristo nella propria esperienza e nella propria esistenza, per diventare sempre più conforme a Lui. Tutto il resto diventa relativo, secondario, di scarsa importanza. La grande mèta dell’esistenza, aperta da questo incontro col Cristo, è la comunione con Dio, è la felicità «in Cristo Gesù».
Il vangelo ribadisce che questa nuova possibilità di vita, il dono di poter ricominciare, ci viene offerta attraverso l’incontro con Gesù che perdona. Viene narrato un fatto concreto: l’incontro tra Gesù e la donna adultera, trascinata davanti a Lui con la perversa intenzione di tendergli un tranello. Per coloro che hanno condotto l’adultera a Gesù, il loro falso giustizialismo si rivela un boomerang, e si trasforma nell’invito a riconoscere i propri peccati personali e la propria condizione di peccatori. Per l’adultera, l’incontro con Gesù si trasforma nell’occasione di incominciare una nuova vita.
All’avvicinarsi della Pasqua, anche a noi viene offerta la possibilità di sperimentare questo incontro con Gesù che ci permette di ricominciare a vivere. La confessione pasquale non avviene davanti a un tribunale di “scribi e farisei” pronti a lapidarci, ma avviene di fronte a Gesù che, attraverso le parole di suo ministro, ci ripete in modo personale: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,11).
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