Circa un centinaio di persone hanno animato, nel tardo pomeriggio di venerdì 4 marzo, in piazza Santa Maria Maggiore a Trento, un nuovo presidio contro la guerra in Ucraina e per ribadire la necessità di arrivare alla pace con il dialogo e non con la forza, con il disarmo e non con l’invio di mezzi militari ed armamenti all’esercito ucraino.
I promotori dell’iniziativa, lanciata da diverse realtà trentine, dal collettivo Brecht al movimento No Tav, fino agli universitari del Collettivo Universitario Refresh e a Rifondazione Comunista, hanno sottolineato la necessità di prendere le distanze “dall’isteria bellicista di Putin” ma anche dalla corsa agli armamenti della NATO, che “ha deciso di portare avanti una guerra per procura contro la Russia, in cui gli ucraini sono e saranno carne da macello”.
“Giustizia sociale è dire no alla guerra dei ricchi contro i poveri, è impegno e lotta contro gli imperialismi di ogni paese, statunitense, europeo e russo che siano, e la loro tendenza alla guerra. Noi stiamo con chi sta in basso perché siamo oppressi e sfruttati, stiamo con chi la guerra la subisce e non con chi la determina, siamo e stiamo con lavoratori, disoccupati, precari, studenti poveri, pensionati poveri. Accoglienza degna, casa, lavoro, sostegno per tutte e tutti quelli che da questa guerra, e da tutte le altre guerre, si stanno mettendo in salvo”, le richieste dei manifestanti, espresse dai diversi interventi al megafono, aperti da Roberto Chiomento, che, dopo aver letto un significativo testo del drammaturgo Bertolt Brecht, ha evocato la netta presa di posizione di padre Alex Zanotelli contro la decisione del Governo italiano di inviare armi all’Ucraina. Sul tema è tornato anche Giuliano Pantano, di Rifondazione Comunista, che, auspicando una soluzione pacifica del conflitto, ha richiamato l’articolo 11 della Costituzione: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
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