Nella coscienza umana, lungo la storia, si è progressivamente fatta strada la percezione che la vendetta è una realtà inadeguata all’uomo. In diverse culture ed in diverse religioni troviamo la condanna del «farsi giustizia da sé». Le letture di questa domenica ci propongono le motivazioni bibliche che invitano al superamento di una cultura della vendetta ed aprono ad una cultura della misericordia e del perdono.
La religiosità antico testamentaria ricorda in più passi che la vendetta «appartiene» al Signore. Colui che subisce ingiustizia non può assumersi lui stesso il ruolo di giudice e giustiziere ma deve affidare a Dio la propria causa. Secondo l’Antico Testamento il forte non è colui che si vendica ma colui che sa dominare il proprio desiderio di vendetta ed accetta una giustizia indiretta, cioè esercitata da un’autorità riconosciuta, che agisce facendo riferimento alla legge divina. Questa concezione che rifiuta la vendetta è esemplificata nella prima lettura dalla figura di Davide che, pur avendone la possibilità materiale, sceglie di non colpire Saul, che lo stava cercando per ucciderlo.
Il vangelo di Luca ci fa compiere un balzo in avanti e ci rivela come al vertice della religiosità e della morale cristiana vada posta la misericordia, che si manifesta attraverso il perdono ed attraverso l’amore dei nemici. Non si tratta più semplicemente di non rendere male per male ma di rendere bene per male. È esattamente quel che Gesù insegna in parole ed in opere nel corso di tutta la sua vita e perfino nell’ora della morte, attraverso il perdono ai suoi uccisori (cfr. Lc 23,34). Questo è anche il test più affidabile per certificare l’autentica maturità cristiana. Diversamente, ci ricorda Gesù, siamo ancora sul piano di una mentalità incapace di capovolgere la logica perversa della violenza, insinuatasi nel mondo a partire dal primo peccato dell’umanità. Il perdono, la misericordia, l’amore dei nemici ci aiutano a recuperare quell’immagine divina sul cui modello siamo stati creati. Tutto ciò è possibile perché nel battesimo, in virtù della fede e del dono dello Spirito Santo, siamo stati conformati a Cristo e «come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste» (1 Cor 15,49).
Il vangelo del perdono e della misericordia è quanto mai attuale in un mondo come il nostro, nel quale la conflittualità e la violenza vendicativa cresce a livello locale come su scala planetaria. Ai kamikaze dell’odio e della vendetta contrapponiamoci da cristiani, come “martiri”, cioè testimoni inermi della misericordia, della riconciliazione e della pace.
CONTARE I GESTI CHE CONTANO
Nel pallottoliere di Dio verranno giudicati – ricordati – i nostri gesti d’amore: facciamoli abbondare! Durante la settimana proviamo ad annotare tutti i gesti di gentilezza, le parole d’amore, i doni generosi e i momenti di perdono che riusciamo a vivere. Lodiamo Dio per tutto ciò di buono che riusciamo a far traboccare dal nostro cuore, riflesso del suo modo di amare. Consiglio creativo: crea un vaso della gentilezza, dentro al quale mettere un sassolino, una biglia o un bottone ogni volta che compi un gesto gentile. Ogni domenica svuota il vaso per vedere quanti gesti gentili hanno segnato la tua settimana e cerca di superare ogni volta il tuo record personale: essere gentile (e non giudicare, perdonare, ecc) diventerà in breve tempo un’abitudine che non passa mai di moda!
Lorena Martinello
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