L’arcivescovo di Trento Lauro Tisi ha ripreso la parola “dignità”, citata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di insediamento, per la sua omelia in occasione della Giornata Mondiale del Malato (venerdì 11 febbraio).
“L’essere discepoli del Signore Gesù vuol dire innanzitutto avere dignità e farne esperienza. Ma in cosa consiste concretamente la dignità di essere discepoli di Cristo?”, questa la domanda che il vescovo Lauro ha rivolto nel Duomo di Trento.
Molti operatori sanitari e volontari hanno partecipato alla Messa, che è stata concelebrata da alcuni dei cappellani ospedalieri che operato nella Diocesi di Trento.
“È dignitoso come Maria accorgersi della sofferenza, delle zone di fatica e di fragilità che hai attorno – ha argomentato il Vescovo, commentando il Vangelo del miracolo di Canaan –. Maria si accorge che la festa sta morendo e fa di tutto per renderla bella, avendo unicamente a cuore non un tornaconto personale ma la felicità dell’altro, ovvero degli sposi”.
Nell’atteggiamento di Maria c’è dunque il prototipo del discepolo del Vangelo. “Accorgersi delle fatiche, metterci la faccia, lavorare per il bene dell’altro a fondo perduto e non per te, gioire perché l’altro può rifiorire, scrutare se le spighe del grano stanno crescendo”.
All’inizio e al termine della celebrazione don Lauro ha reso grazie al Signore per il bene presente negli ammalati. “Storie di malattia vissute con grande fede, lezioni straordinarie di dignità nel morire”. Il grazie dell’Arcivescovo è poi andato allo straordinario impegno degli operatori sanitari: “Non finiremo mai di accorgerci di quanto bene realizzano”.
Tra i concelebranti anche padre Jerome Ndo Mih, Presidente della Fondazione e Università Nostra Signora del Buon Consiglio di Tirana.
Qui l’intervento completo.
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