Il mercato del lavoro in Trentino è in netta ripresa, ma si tratta perlopiù di occupazioni precarie. Lo sottolineano i sindacati trentini Cgil, Csil e Uil, che rimarcano come “ad una prima lettura i dati di restituiscono un’immagine positiva dell’andamento del mercato del lavoro”.
“Non ci si può sottrarre però ad un’analisi più approfondita – aggiungono in seconda battuta Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Gianni Tomasi, che seguono il mercato del lavoro per i tre sindacati – che fa emergere come i nuovi rapporti di lavoro siano ancora prevalentemente instabili. Quindi si crea nuova occupazione, ma ancora di scarsa qualità. Gli imprenditori non si fidano della ripresa in atto e puntano a forme flessibili e meno costose. Una dinamica che si scarica sui lavoratori e le lavoratrici”.
I dati dell’osservatorio di Agenzia del Lavoro, infatti, mettono in evidenza come, a novembre 2021, le assunzioni sono solidamente superiori ai livelli pre-pandemia, con un incremento del 10% rispetto allo stesso mese del 2019. Tra gennaio e novembre 2021, poi, le assunzioni superano dello 0,4% quelle dello stesso periodo di due anni fa.
Positivo anche il saldo occupazionale, che nei primi 11 mesi dell’anno segna 140.621 assunzioni a fronte di 130.069 cessazioni lavorative, con le prime che prevalgono sulle seconde per 10.552 unità. Un dato influenzato anche dal fatto che le cessazioni si sono ridotte del 2,2%.
A mancare però, come hanno sottolineato anche i sindacati, è la stabilità lavorativa. Nel confronto con il 2019, infatti, il lavoro stabile cala del 14,9%, 2.496 rapporti in meno. Si riducono sia i nuovi contratti a tempo indeterminato sia le trasformazioni da contratti a tempo. In riduzione anche l’apprendistato (-11,7%).
La preoccupazione dei sindacati è che le imprese possano rafforzare questa cautela, anche visto il problema del caro energia e dell’aumento dei costi delle materie prime. “Il manifatturiero sta facendo da traino per la risalita del mercato del lavoro. Le assunzioni sono cresciute di quasi il 10% rispetto al 2019 – proseguono i sindacalisti -. E’ noto però che il settore è messo sotto stress dai rincari, ma anche dai timori per gli effetti della transizione ecologica”.
I sindacati chiedono quindi alla Provincia di favorire la creazione di occupazione stabile di qualità, usando anche la leva degli incentivi alle imprese. Dall’altra si chiede anche di sostenere il passaggio alla digitalizzazione e alla transizione ecologica.
“Abbiamo bisogno di scelte che aumentino la produttività del nostro sistema produttivo, la sua capacità di innovarsi e dunque di attrarre risorse qualificate”, concludono i sindacalisti Zabbeni, Pomini e Tomasi. “Solo così saremo un sistema realmente competitivo e in grado di gestire le dinamiche economiche internazionali. Resta per noi un punto fermo, infine, la necessità di rafforzare le politiche del lavoro proprio per favorire la riqualificazione professionale e la rioccupabilità”.
Lascia una recensione