“Kuchinate”, in tigrino, significa uncinetto. Ed è proprio attraverso quest’arte che le donne africane che richiedono asilo in Israele trovano un momento di conforto e un’occasione di riscatto. Il luogo che le accoglie si chiama Centro Kuchinate, e si trova a Tel Aviv. Oltre ad offrire loro un lavoro retribuito, dà anche la possibilità di usufruire di un supporto psicologico, fondamentale per chi si trova in una situazione d’attesa come quella del richiedente asilo.
Il progetto sarà presentato domani, giovedì 10 febbraio, alle 20. L’iniziativa è proposta dal Centro Missionario Diocesano, che già da tempo supporta il Centro con l’aiuto in loco delle suore comboniane Agnese Elli e Azezet Habtezghi Kidane. Durante l’incontro interverranno le fondatrici e alcune ospiti del centro, che nelle sale del centro di Tel Aviv danno vita a cuscini, collane, borse, bambole e molto altro.
L’8 febbraio è stata la Giornata contro la tratta: “Ci sembra bello – spiegano dal Centro Missionario Diocesano – poter dar voce a delle donne che con grandi sacrifici e forza d’animo lottano per ottenere dignità e visibilità”.
Molte delle donne che passano dal Centro Kuchinate, infatti, hanno un passato difficile, in cui sono state vittime di traffico di esseri umani, tortura e abuso sessuale. Arrivano in Israele attraverso la penisola del Sinai, soprattutto dal 2007, da quando è iniziata un’importante migrazione degli africani nel Paese mediorientale.
L’incontro sarà in diretta Zoom, ma sarà anche possibile seguirlo su YouTube in differita (qui il link).
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