“Come Cisl medici del Trentino riteniamo gravissimo, se corrisponderà al vero, quanto è accaduto a Pergine presso il Palazzetto dello Sport, in una struttura che risulterebbe accreditata da Apss per i tamponi diagnostici di Covid19 ai nostri pazienti”. Dopo la presa di posizione dell’Ordine degli Infermieri (qui articolo), anche la Nicola Paoli, segretario generale di Cisl medici del Trentino, si esprime sul caso dei tamponi falsi di Pergine Valsugana.
“Pazienti che poi riceviamo nei nostri ambulatori, aperti a tutti indistintamente, immaginando che i tamponi non effettuati da noi siano stati correttamente accreditati dalle strutture pubbliche”, prosegue Paoli, che aggiunge anche: “Più che leggere che Apss si costituirà parte civile, stiamo valutando come Cisl medici di costituirci noi stessi parte civile, come soggetto leso”.
Cisl medici del Trentino sottolinea anche che ai medici di famiglia non sono ancora arrivati i tamponi inviati dal Governo italiano. “Segnaliamo, infatti, che ad oggi risultano ancora mute le molte richieste dei medici di famiglia di ricevere da Apss i tamponi previsti da parte governativa e da parte contrattualistica – scrive Paoli -, in maniera costante a chi di noi ne fa richiesta, per effettuarli senza chieder un centesimo ai nostri pazienti. Tamponi che, a dispetto di chi lucrerebbe, per noi sono fondamentali per fare la diagnosi differenziale con la semplice influenza stagionale. Ci si priva, cioè di uno strumento fondamentale per il nostro atto medico. Ci è stato detto più di un mese fa che erano in arrivo grosse quantità da Roma per noi. Poi ci è stato ripetuto martedì scorso che erano arrivati quella mattina, ma noi non li abbiamo ricevuti. Poi di nuovo questa settimana ci si dice che stanno arrivando, e ce ne si dà, per amor di cortesia, una misera confezione, ma la realtà è che si accredita i privati misti pubblico o che i Distretti non consegnano a noi tali tamponi ricevuti tramite la Protezione civile”.
“Così – aggiunge il segretario generale di Cisl medici del Trentino – fiorisce il mercato del privato, accreditato o meno, con tutte le conseguenze che leggiamo oggi. E i medici, sfiduciati, non vengono in Trentino o dal Trentino vanno in pensione. Sui quotidiani infatti continuiamo a leggere di infermieri che fanno i tamponi, di farmacie che sono oberate di lavoro su prenotazione, con lunghi assembramenti in strada, di Apss che da febbraio non invierà più la popolazione a prenotarsi da una parte all’altra del Trentino. Mai si fa riferimento per tale popolazione trentina ai medici di base che hanno fatto della prossimità agli ammalati la loro mission da moltissimo tempo. Né, sul sito aziendale, appaiono i nominativi dei medici di famiglia che si sono prestati, a costo di enormi sacrifici, a dedicare parte delle loro 12 ore giornaliere a questa attività indispensabile e di vitale importanza per tutti”.
Nicola Paoli torna quindi sul “caso di Pergine”. “Oggi scopriamo che si accrediterebbero infermieri già sottoposti in passato al Giudizio della Corte, e che, sembrerebbe, non lavorassero correttamente secondo le direttive aziendali e nazionali. Intanto – conclude infine – i medici di medicina generale vengono ogni giorno investiti da insulti, minacce e violenze private nei propri studi da parte di chi, convinto di avere il tampone di guarigione “accreditato”, pretende che noi rettifichiamo i nostri certificati Inps solo sulla base di parole e voci, e non dell’autorizzazione aziendale che arriva sempre più in ritardo”.
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