La terza domenica di Avvento è caratterizzata da un esplicito invito a gioire (prima e seconda lettura), al quale sembra quasi fare da contrappunto il brano evangelico nel quale il Battista annuncia la venuta del Messia nel suo ruolo di giudice.
Le letture di questa domenica, anche attraverso questo apparente contrasto, ci ricordano che la gioia è una realtà profonda: è un dono ed è anche frutto o effetto di un impegno.
La nostra gioia è anzitutto una partecipazione alla gioia di Dio: «Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia» (Sof 3,17-18). La gioia è poi liberazione, una liberazione profonda, che va a toccare il cuore dell’uomo per mezzo del perdono: «Dio ha revocato la tua condanna» (Sof 3,15). È una liberazione che va ad intaccare i conflitti e le strutture che tengono l’uomo prigioniero e ne crea di nuove: «Dio ha disperso il tuo nemico. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te» (Sof 3,15).
La seconda lettura ci fa cogliere altri due aspetti della gioia cristiana: la gioia è testimonianza: «la vostra amabilità sia nota a tutti» (Fil 4,5), non possiamo pretendere di essere credibili se siamo sempre tristi! Ed è al tempo stesso espressione di fede: ci fidiamo di Dio, abbiamo un rapporto di confidenza con Lui, perché non è un Dio lontano ma il Dio vicino, il Dio in mezzo a noi! Cosa possiamo volere di più? Ci può essere una proposta più profondamente gioiosa?
Ultimo ma non meno importante è il contributo che il Vangelo di questa domenica ci fornisce per costruire il nostro mosaico dell’attesa gioiosa del Signore: la gioia è impegno. Poiché è un dono di quel Dio che si è impegnato con noi e per noi dando se stesso, poiché è frutto della conversione, poiché è espressione di fede e di amore, poiché è testimonianza, deve necessariamente anche essere anche impegno! Questo è il messaggio del Battista, questo è forse il punto sul quale facciamo più fatica a riflettere, questa è forse un’altra nota dolente nella nostra vita cristiana. E l’impegno non si misura sui propositi ma sulle cose concrete. Certo i propositi sono importanti, ma sono fumo negli occhi se non vengono seguiti dai fatti. Su questo il Battista è piuttosto esplicito. La gente gli chiede che cosa fare e lui non risponde in maniera generica bensì facendo degli esempi: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto», «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato», «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe» (Lc 3,11-14).
Attesa impegnata, attesa di conversione, attesa gioiosa; domenica dopo domenica la Parola di Dio ci fa desiderare sempre più quello che proclamiamo come mistero della fede: «Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta».
Quante volte facciamo questa domanda a Dio… è la stessa domanda che San Francesco rivolse al Crocifisso, lo stesso quesito che gli apostoli posero a Gesù. Cosa dobbiamo fare, Signore? Quello che fa il bambino nell’illustrazione: aprire la porta del nostro cuore, preparare al suo interno un posto caldo e accogliente dove fare spazio a Gesù… oggi, ai piccoli e grandi Gesù che dormono ai freddi confini in queste notti d’inverno. Consiglio creativo: prendi una piccola scatoletta e decorala preparandola in modo accogliente per la venuta di Gesù. Cerca di riprodurre al suo interno la cucina di casa tua o la tua stanza in modo più fedele possibile, decorandola con delicatezza. Costruisci una culla per Gesù che nasce, che viene… non in una stalla, ma proprio nelle nostre case!
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