Si è spento l’ultimo sacerdote dei sette che una minuscola comunità cristiana, Pera di Fassa, ha donato alla Chiesa. Don Albino Bernard, 88 anni, è tornato alla casa del Padre lo scorso 26 novembre.
Primo di sei figli di Giovanni e Pia fin da piccolo Albino sperimentò le privazioni di quei tempi acuite dagli eventi bellici. Ma quell’esperienza pesante fu affrontata e superata grazie ai rocciosi principi cristiani respirati in famiglia. Quei tempi duri lo hanno sicuramente temprato per affrontare importanti percorsi formativi e di solidarietà. La sua vocazione è nata a Pietralba, santuario caro ai fassani, dove Albino e papà, dopo ore e ore di cammino, si recarono in pellegrinaggio. Sulla via del ritorno confidò al padre il desiderio di diventare come uno dei frati del santuario.
Era l’estate del 1944 e Albino non aveva ancora 11 anni.
Il papà contento rispose: “ne parleremo a don Edy”. Immediato l’incontro col parroco che inoltrò subito la domanda per il Seminario. Ma Trento era sotto i bombardamenti e don Edy per un periodo dovette per qualche tempo e in qualche misura sostituirlo. Così don Albino apprende le prime nozioni in canonica. Nel 1957 l’ordinazione e la prima Messa nella Pieve di San Giovanni. Raccontano le cronache, le foto di allora di una lunga processione per raggiungere la chiesa madre di Fassa. Immaginabili il gaudio e l’orgoglio di mamma Pia e papà Giovanni. Ma anche gioia riconoscente e immensa di don Edy che per la quarta volta vedeva realizzarsi il sogno che è di ogni parroco: portare all’altare un figlio del suo gregge.
Prima di don Albino salirono all’altare don Paolino, don Silvio e don Pio. La “ famiglia” presbiterale di Pera, insieme ai predecessori don Giovanni Sopperra e don Carlo Bernard, saliva a sette unità. Non male per un paesino di qualche centinaio di abitanti.
Di don Albino si ricordano la semplicità, l’affabilità, l’apertura all’ascolto. Tratti che sono stati i cardini della sua lunga vita pastorale, che l’hanno accompagnato e contraddistinto nel suo altrettanto lungo pellegrinaggio nel basso Trentino. Non si è però incrinato l’amore per le montagne della sua Val di Fassa. Meta amata per ritemprarsi e farla scoprire a tanti suoi parrocchiani della bassa. Sport e dinamicità non gli mancavano nei brevi ritagli di tempo che la cura pastorale consentiva.
Amava la bicicletta di cui si serviva anche negli spostamenti legati al suo mandato. Questa gli costerà, nel novembre 1999, un doloroso incidente. Da allora dovette ridimensionare le sue attività pastorali. Ma preghiera, confessionale, visite a malati ed anziani rimarranno impegni inderogabili con i quali esprimere fino in fondo la sua missione. Infine, tornato nella sua casa a Pera, rimarrà nel cuore di molti la serenità e la paziente sopportazione con i quali, con il rosario in mano, negli ultimi anni ha affrontato il lungo periodo di inabilità.
Con la dipartita di don Albino per la comunità si chiude un’epoca: da oltre sessant’anni nessuna ordinazione sacerdotale.
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