Salvare le piante italiane a rischio di estinzione è possibile grazie alle banche di semi. Ha preso il via da poco il progetto europeo “Life Seedforce”, guidato dal MUSE di Trento, che coinvolge 15 partner italiani e stranieri ed è portato avanti in dieci regioni italiane, oltre che in Francia, a Malta e in Slovenia. Si tratta di “una vera e propria rescue operation“, come l’ha definita Costantino Bonomi, conservatore di botanica al MUSE di Trento e coordinatore del progetto.
L’Italia ospita 104 specie vegetali di interesse comunitario. 58 di queste sarebbero in un cattivo stato di conservazione: è il caso, nell’arco alpino, della testa di drago, della genziana ligure, della sassifraga del monte Tombea. Sul versante mediterraneo, invece, sono a rischio la primula di capo Palinuro, la bocca di leone di Linosa, il ginestrone delle Isole Eolie, la felce gigante della Sicilia e il ribes della Sardegna.
Le 104 piante in questione sono incluse nella Direttiva Habitat del 1992 della Commissione Europea, emanata per promuovere il mantenimento della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali nel territorio europeo. Sarebbe proprio l’ultimo report sullo stato di attuazione della Direttiva Habitat a indicare che sono 58 le specie a rischio.
Il progetto “Life Seedforce” (Using seed banks to restore and reinFORCE the endangered native plants of Italy) è finanziato dalla Commissione Europea con un budget di 7,790,685 euro e si concluderà nel 2026. Le regioni italiane coinvolte, oltre al Trentino Alto Adige, sono Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Sardegna, Sicilia e Veneto.
L’intervento è focalizzato in particolare su 29 specie di interesse comunitario che versano in uno stato di conservazione sfavorevole. Si rafforzerà la presenza di queste specie in 76 aree SIC/ZSC – per un totale di 450.250 ettari di terreno – delle tre regioni biogeografiche italiane: alpina, mediterranea e continentale. 17 delle 29 specie sono endemiche in Italia, e 10 sono specie prioritarie, vale a dire specie nei confronti delle quali l’Unione Europea ha una particolare responsabilità a causa della loro area di distribuzione.
Le attività previste prevedono il controllo della ri-vegetazione, la protezione dal pascolo eccessivo e dal calpestio tramite la creazione di recinzioni pertinenti e l’eradicazione sostenibile delle specie aliene invisibili. Seedforce aumenterà le dimensioni della popolazione con un mix di genotipi accuratamente selezionato che imiterà il flusso genetico tradizionale, ma anche eliminando l’isolamento delle piante e curando la frammentazione degli habitat. Saranno reintrodotte e rinforzate 139 popolazioni delle 29 specie target in 76 siti della rete Natura2000.
“Per la prima volta un progetto Life che fa sistema a livello nazionale per salvare le piante a maggior rischio di estinzione”, spiega Costantino Bonomi. “Una vera e propria rescue operation in grande stile, compiuta su 29 specie, di cui 28 in Italia, particolarmente rare e minacciate presenti in 76 hotspot di biodiversità, di cui 59 nel nostro Paese, dalle Alpi alle isole maggiori passando per la pianura padana e l’Appennino. Grazie a un approccio integrato, verranno rimosse o mitigate le minacce che gravano su 139 siti di intervento, di cui ben 107 in Italia, dove verranno trasferiti oltre 25.000 individui di queste specie rare, di cui 20.000 in Italia, propagate massivamente in serra e in laboratorio per spezzare le catene dell’isolamento che oggi le condannano all’estinzione”.
Il progetto si avvicinerà anche al mercato e metterà in vendita il surplus di produzione per favorire la diffusione delle specie. I rischi di estinzione di queste specie sono legati sia a fattori intrinseci, come la scarsità numerica degli individui e l’isolamento, sia a fattori umani, tra i quali l’abbandono delle pratiche agricole e dei territori tradizionali, l’invasione delle specie aliene e il calpestio causato da attività ricreative ad alto impatto e dal turismo.
“Il progetto non riguarderà solo gli stakeholder e gli addetti ai lavori – afferma Stefano Raimondi, coordinatore Aree Protette e Biodiversità di Legambiente – perché in tutto il periodo stabilito verranno realizzate campagne di informazione e sensibilizzazione che coinvolgeranno i cittadini e il pubblico di ogni genere ed età. Attraverso mostre itineranti e materiali stampati ad hoc saranno valorizzati i temi della conservazione delle piante e della biodiversità, mettendo in evidenza il valore di quel patrimonio unico costituito dalle specie endemiche e rare, attraverso l’uso di strumenti digitali come siti web e social media e attività di ufficio stampa mentre altre importanti azioni riguarderanno i più giovani e le scuole”.
Il progetto “Life Seedforce” coinvolge il Dipartimento di Biologia Ambientale – Sapienza Università di Roma, il Conservatoire botanique national méditerranéen de Porquerolles, il Parco Monte Barro, Legambiente ONLUS, l’Ente Parco Nazionale della Maiella, l’Università di Ljubljana, Biotechnical faculty- Botanic garden, l’Università di Malta, l’Università degli Studi di Cagliari, l’Università degli Studi di Catania, l’Università degli Studi di Genova, l’Università degli Studi di Palermo, il Centro di Ateneo Orto Botanico dell’Università di Padova, l’Università degli Studi della Tuscia – Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche e l’Università di Udine.
Il progetto è inoltre cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente, Cambiamenti climatici e Pianificazione (MECP) e dalla Rete Italiana Banche del germoplasma per la conservazione ex situ della flora spontanea italiana.
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