Elisabetta Conci e la ricerca di un abito per presentarsi alla Costituente

Elisabetta “Elsa” Conci vista da Giorgio Romagnoni

È una donna, ed è trentina, la seconda persona più eletta per entrare nelle fila dell’Assemblea Costituente. Dopo Alcide De Gasperi, infatti, c’è lei, Elisabetta Conci, che entra a far parte del gruppo che scriverà la costituzione dell’Italia democratica nelle fila della Democrazia Cristiana, così come il politico di Pieve Tesino.

Elisabetta, anche detta “Elsa”, non ha però un abito adatto per un compito così importante. In un articolo apparso su “Strenna Trentina” del 1991, Anna Maria Ferroni Clauser, che la conosce grazie al Movimento Femminile, racconta che le sue amiche organizzano una colletta perché Elisabetta si presenti con un vestito dignitoso. “Non avevano pensato – precisa Clauser – agli occhiali decisamente demodé!… Cosa che fu immediatamente rimediata con un plico espresso da Trento Ferrovia”.

Elisabetta Conci nasce a Trento il 23 marzo del 1895. È figlia di Maria Sandri, insegnante di pianoforte, e di Enrico Conci, avvocato, notaio e politico che si batte per l’autonomia del Trentino. Il padre di Elisabetta, conclusasi la Prima guerra mondiale, viene eletto nelle fila del Partito Popolare e, in seguito, entra a far parte della Democrazia Cristiana.

Elsa riceve infatti sin dall’infanzia un’educazione molto religiosa. Frequenta il liceo privato femminile delle Orsoline a Innsbruck e si diploma anche al conservatorio di pianoforte, seguendo le orme della madre. Frequenta poi la facoltà di Filosofia a Vienna, ma si laureerà solo al termine della Prima guerra mondiale, e a Roma. È in quegli anni che inizia il suo attivismo all’interno della Federazione universitaria cattolica italiana (Fuci).

Tornata a Trento, si dedica all’insegnamento del tedesco in un istituto tecnico della città. È anche molto attiva e attenta nei confronti delle persone più bisognose, come ricorda Anna Maria Ferroni Clauser nel suo articolo. “La sua famiglia era agiata ma a lei i soldi non bastavano mai benché non avesse né lussi né hobbies particolari”, scrive infatti Clauser. “Poi qualcuno scoprì qualcosa che lei aveva gelosamente tenuto nascosto. Lungo il Fersina, in una linda casetta viveva un gruppo di ragazzi che la chiamavano mamma tratti dalla strada o da pietose condizioni familiari”.

Nonostante l’iscrizione al Fascio femminile di Trento, Elsa rimane sempre critica nei confronti del fascismo, di cui contesta in particolar modo le leggi razziali e la decisione di far entrare in guerra l’Italia. Durante la Seconda guerra mondiale, contribuisce quindi a far nascere la Democrazia Cristiana. E ottiene tanti voti da essere al secondo posto tra gli eletti alla Costituente, dove affronta anche il tema degli statuti delle regioni ad autonomia speciale.

Anche al suo impegno si devono le proposte di legge per l’adozione dei minori in stato d’abbandono, per la tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri e per l’ordinamento della professione e istituzione dell’albo degli assistenti sociali. Aldo Moro, di cui lei è ammiratrice, ne ha ricordato la fedeltà agli ideali cristiani e democratici, aggiungendo che: “Tanta parte della sua battaglia politica fu combattuta nel Parlamento e nel Paese per l’emancipazione della donna e la sua partecipazione attiva alla vita sociale e democratica in Italia”.

Elisabetta “Elsa” Conci muore nella sua casa, in Valle di Non, l’1 novembre del 1965, a causa di una malattia.

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