I campionati europei di ciclismo su strada si corrono a Trento dall’8 al 12 settembre. Cinque giornate e 13 titoli in palio per 800 atleti – tra gli altri al via anche Pogacar, Roglic Evenepoel e Sagan – che si daranno battaglia tra le strade del capoluogo, il monte Bondone e la valle dei Laghi. Un programma fitto ed interessante per conquistare l’ambita maglia di campione europeo.
Abbiamo voluto intervistare Davide Cassani, ct della Nazionale, per capire come gli azzurri si presenteranno all’appuntamento trentino.
Cassani, partiamo dalla recente prestazione di Tokyo. Come la giudica?
La Nazionale italiana ha portato a casa un oro e due medaglie di bronzo. Si poteva fare qualche cosa in più, purtroppo il percorso della cronometro non era adatto alle caratteristiche di Filippo Gannna e per quel motivo abbiamo perso la medaglia. Per quanto riguarda la prova in linea non eravamo tra i favoriti e purtroppo il nostro uomo di punta che era Alberto Bettiol ha avuto un crampo e non ha potuto giocarsi le sue carte, anche se conquistare una medaglia non sarebbe stato facile.
Il ricordo più bello che si porta a casa?
È stata un’Olimpiade molto particolare perché a differenza di Rio 2016 siamo rimasti completamente chiusi in albergo e l’unica possibilità di uscire era per seguire i ragazzi in bicicletta. Un’Olimpiade quindi completamente diversa dalle altre, ma pur non respirando l’aria olimpica è stata comunque una cosa importante.
Venendo agli Europei, che gara si aspetta?
Sarà una gara molto particolare perché ci sono due salite all’inizio. Sul Monte Bondone, anche se mezzo e non completo, ci potrebbe essere una certa selezione, vero è che mancano tanti chilometri al traguardo, quindi non penso sarà decisiva come salita. Per quanto riguarda il circuito finale, invece, non è durissimo anche se ogni volta dovranno affrontare una salita di 3,6 chilometri. In linea teorica dovrebbero arrivare una trentina di corridori, però è anche vero che saranno presenti corridori come Evenepoel e Pogacar che non aspetteranno sicuramente la volata. Potrebbe per cui esserci un finale diverso da quello che ci si aspetta.
Possiamo dire che il punto critico del percorso sarà proprio il circuito cittadino con le otto salite a Povo?
È un circuito duro perché i corridori saliranno e scenderanno molto velocemente, quindi basteranno davvero pochi secondi per andare via verso il traguardo.
Quali sono allora i corridori della nostra nazionale più adatti per questo percorso?
Sono concentrato su corridori come Colbrelli, Trentin e lo stesso Moscon, una nazionale agguerrita e forte, ben sapendo che gli ultimi tre europei li abbiamo vinti noi.
Europei 2021: Trento e la valle dei Laghi nel video con protagonista Giacomo Nizzolo
Parlando più in generale. Cosa è cambiato nel ciclismo da quando lei correva ad ora che è ct della Nazionale?
Adesso si corre in giro per il mondo da gennaio ad ottobre, ci sono diciannove squadre strutturate ed organizzate come delle vere e proprie corazzate. Nel modo di correre? Una volta si partiva tranquilli, mentre ora in quasi tutte le corse a tappe c’è una partenza ai 50 all’ora. C’è molta più battaglia, il livello è notevolmente più alto, con squadre molto forti che tendono a controllare la corsa.
Fortunatamente i grandi gesti individuali ci sono ancora…
Mi viene in mente Froome qualche anno fa al Giro d’Italia. Ma anche tanti giovani che non hanno paura e vanno a tutta rendendo le corse belle e appassionanti.
Come giudica il panorama locale trentino?
Anche il Trentino ha diversi settori giovanili che permettono di forgiare nuovi campioni. Senza scomodare il Moser del passato, nel resente ci sono campioni come Trentin, Moscon o Daniel Oss. Ed è comunque il risultato di un movimento che continua a crescere e svilupparsi.
Quale sarà lo sviluppo appunto del movimento giovanile?
Il ciclismo deve rimanere un gioco, uno sport e ogni cosa deve essere fatta al momento giusto. Per quanto riguarda i giovanissimi non bisogna impostare una stagione in prospettiva di ottenere solo vittorie, ma sviluppare l’atleta; bisogna fare le cose con gradualità preservando quella passione e quel divertimento che fa crescere un giovane.
Il suo percorso in federazione come ct giungerà al termine dopo i Mondiali, quale sarà il suo futuro lavorativo?
Devo ancora valutare bene con la Federazione. Certo è che cercherò sempre di dare il mio contributo per la crescita del movimento ciclistico italiano. Dopo 8 anni da ct della Nazionale penso sia anche giusto cambiare, ma credo che avrò la possibilità di fare qualche cosa di buono all’interno della Federazione perché il ciclismo ha bisogno di una squadra impegnata anche su più fronti.
Lascia una recensione