“Non possiamo rimanere in silenzio, dobbiamo lottare per il riconoscimento dei diritti umani anche in Afghanistan“. Così il Coordinamento Donne Acli Trentine, che unitamente a tutta l’Associazione, esprime grande preoccupazione per la situazione che si è creata nel Paese del Medio oriente nelle ultime settimane.
“I Talebani fanno comunicati e mandano tweet per rassicurare l’occidente ma spente le telecamere, fanno quello che hanno sempre fatto e avuto in mente: tornare ad un medioevo dove possano dettare le regole della nuova vita degli afghani e allo stesso tempo spaventare, molestare, perseguitare le donne, gli attivisti, i giornalisti, i collaboratori delle organizzazioni straniere. Le menti pensanti devono morire, lo testimoniano i 12 giornalisti uccisi in meno di un anno di cui cinque donne. Lo raccontano le attiviste, politiche che vivono sotto scorta alcune delle quali sopravvissute a ripetuti attentati. Le donne saranno di nuovo considerate cose, parte di un bottino, proprietà privata degli uomini. Le bambine di nuovo saranno date in sposa, come premio ai capi talebani. Non è un paese per donne l’Afghanistan, eppure sono loro l’anima costruttiva, forte e corretta di un paese allo sbando”, scrive ancora il Coordinamento Donne Acli Trentine, che invita i cittadini trentini a sottoscrivere la petizione, rivolta al Ministero degli Esteri, per creare dei corridoi umanitari per salvare le donne afghane e i loro bambini.
Lascia una recensione