In vista della riapertura delle scuole, tra meno di un mese, genitori e mondo dell’istruzione si interrogano sulla situazione e sulle problematiche con cui ripartiranno le lezioni. Nasce da qui la riflessione pubblica firmata dal presidente del Consiglio del Sistema Educativo provinciale Giovanni Ceschi e dal presidente della Consulta provinciale dei genitori Maurizio Freschi, che mette in luce alcune perplessità che accompagnano questa fase ancora piuttosto incerta rispetto alla ripresa delle scuole.
“Per l’a.s. 2020/21 sono stati destinati dalla P.A.T. quasi 57 milioni di euro, che hanno consentito la creazione di 233 classi in più. Dalla delibera 290 del 26 febbraio abbiamo purtroppo appreso che per la composizione delle classi nell’a.s. 2021/22 si ritornerà ai criteri pre-Covid; ma ora sappiamo anche, dalle indicazioni ministeriali, che permarranno gli stessi protocolli dell’anno precedente: misurazione temperatura, mascherine, distanziamento, tracciabilità dei contatti, ecc. Alla luce di questi dati sembrano esservi due sole alternative: o il rispetto dei protocolli sarà possibile anche senza lo stanziamento delle decine di milioni di euro necessarie per i docenti in più e per l’aumento delle classi del ‘20/21 – e allora sarebbe doveroso richiedere una verifica della Corte dei Conti sugli investimenti provinciali dello scorso anno in tema d’istruzione; o in assenza dell’organico supplementare e delle classi assegnati per il ‘20/21 il rispetto dei protocolli non potrà più essere garantito – e in tal caso ci chiediamo quali motivazioni giustificherebbero il mancato stanziamento di risorse supplementari per l’a.s. ‘21/22″, scrivono Ceschi e Freschi, che fanno notare la coincidenza con i trasferimenti di molti dei dirigenti che hanno avanzato richieste aggiuntive di classi e organico.
I due rappresentanti del mondo della scuola si chiedono inoltre quale sarà l’effettivo potenziamento dei trasporti rispetto al ‘20/21, dato che permane il rischio di tornare alla Didattica a distanza: “Il piano dello scorso anno non ha tutelato dal ricorso alla DaD. Non basta parlare di corse aggiuntive: se l’obiettivo è davvero “tutti in presenza”, serve un piano flessibile per ogni scenario”.
La lettera aperta chiede inoltre soluzioni rispetto al significativo incremento di alunni certificati ai sensi delle leggi 104 e 170, che, a causa di particolari esigenze formative, maggiormente patiscono l’attuale situazione emergenziale, e presenta alcune perplessità anche sull’adozione, annunciata dal presidente Fugatti, della linea dura nei confronti degli insegnanti sprovvisti di green pass: “A fronte dell’impegno degli insegnanti per sopperire all’emergenza sanitaria e dell’ampia adesione alla campagna vaccinale nell’aprile scorso, quando sono state aperte le prenotazioni dedicate, ci pare ingenerosa una simile linea draconiana, chiaramente intesa a convincere i titubanti ma smemorata sulla disorganizzazione del passato recente”, concludono ancora Ceschi e Freschi: “Con quale coerenza si lanciano ora proclami da pugno di ferro, per di più con misure opposte tra settori diversi? Perché l’obbligo di green pass non è previsto per il personale del turismo o negli alberghi? Forse alla linea dura si può derogare dove il fattore economico prevale sulla salute pubblica? Ci auguriamo che tali diverse modalità non derivino dal fatto che i docenti sono dipendenti pubblici, e quindi generano costi per sostituzioni in caso di malattia, mentre gli oneri del turismo gravano sugli imprenditori privati. La tutela della salute pubblica riguarda tutti, non singole attività o particolari categorie”.
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