Compie “90 anni + 1” la chiesetta di Vaneze, e se dodici mesi fa la cifra tonda dei 90 anni non si è potuta festeggiare a dovere, per via dell’emergenza sanitaria, quest’anno la comunità ha deciso di compiere uno sforzo, organizzando una festa in programma sabato 7 agosto. Ci avviciniamo alla giornata ripercorrendo, grazie alle note di don Franco Lever, la storia della chiesetta, e del suo forte legame con la comunità del monte Bondone.
1900
Dal punto di vista militare, la città di Trento per l’Austria costituiva un avamposto strategico. Il monte Bondone, nel 1907, si vide completare la strada militare che portava alle caserme e ai campi di esercitazione delle Viote; dal 1910 si accelerarono i lavori per realizzare le molte fortezze e i ricoveri scavati nella roccia (“stoi”, dal tedesco Stollen) sparsi sulle sue falde, fino a cima Palon e al Cornetto, la cui vetta divenne un forte vero e proprio.
ANNI ’20: LA CITTÀ DI TRENTO “RICONQUISTA” IL BONDONE
Dopo la Guerra, cessato il dominio austriaco, il Bondone, oltre che risorsa indispensabile per contadini e pastori, diventa meta di gite domenicali per i cittadini alla ricerca di svago e di frescura nelle calde giornate estive. Si moltiplicano le “baite”, compaiono le prime case, c’è chi sogna una “Trento alta”. Anche la toponomastica si rinnova: la località che ha preso il nome di “Vaneze/Le Vanezze di Bondone” nel registro parrocchiale di Sardagna nel 1915 era indicata come “Ca’ bianca” (Casa bianca) e, nelle cronache dei giornali di quegli anni, ”i prati del Bondone”.
Come espressione del crescente interesse dei suoi soci, la SAT – la Società degli alpinisti trentini, ricostituitasi nel 1920 – realizza il suo albergo-rifugio, inaugurato nel 1924.Nello stesso anno vengono realizzate altre due case: “Casa Ceolan” e “la casa degli avvocati “ (o anche dei cacciatori / degli sciatori), quest’ultima su progetto di Ettore Sottsass, architetto che nel realizzare questa casa si innamora del luogo: infatti l’anno successivo si accorda con Giovanni Graffer (il pioniere degli impianti sciistici) per costruire la “casa per due famiglie” (la sua e quella di Graffer). Altre abitazioni nascono negli anni successivi e nel 1930, su progetto di Sottsass, Giovanni Zanolli avvia i lavori per il suo albergo.
UN SOGNO: COSTRUIRE UNA CHIESETTA
L’interesse per il monte Bondone non è solo di queste persone, e neppure è solo voglia di evasione e vacanza, ma di vita piena, dimensione religiosa compresa. Il 25 gennaio 1925 scrive così “Il nuovo Trentino”, il quotidiano diretto da Alcide Degasperi: “Il Bondone è la meta di tutte le gite domenicali. Mezza città, la domenica, è trasportata lassù. (…) C’è sole, c’è aria, c’è luce, lassù, come non altrove, e cominciano lassù a pullular le casette. Manca però una cosa: una bella chiesina in cui dire, la festa, la Messa con comodità di quanti si portano lassù”.
Finora chi saliva di domenica in Bondone “prendeva messa” all’alba, prima di partire; a volte trovava qualche frate che celebrava (all’aperto o in qualche rifugio occasionale) per quanti stavano già lassù per la fienagione o il pascolo. Il sogno di avere una chiesetta, custodito e elaborato concretamente nel 1924, divenne proposta pubblica all’inizio del 1925. Continua così l’articolo già citato: “…oggi è stata gettata l’idea di costruire anche la chiesina, e precisamente nella località detta «Vaneze». Alcuni volonterosi si sono raccolti, si sono scambiata l’idea, l’hanno trovata bella e buona, ognuno ha offerto qualche cosa, in denaro e in natura. Ora si tratta di rendere pubblica l’idea, di far intorno propaganda, di invitar tutti a dare il loro obolo. Non occorrono milioni. Non si tratta di costruire un Duomo; basta una bella chiesina, linda e comoda. Ma è una cosa che bisogna poter fare presto, anzi subito”.
LA NASCITA DI UN COMITATO
Nacque così un comitato guidato da Riccardo Bonfanti, forte di un primo progetto. Nei mesi successivi il comitato ricevette effettivamente l’offerta di una persona generosa. In uno degli elenchi redatti dai componenti del comitato per tener nota delle offerte (in denaro, ma anche in materiali e prestazione d’opera) compare il nome del “Sig. Arch. Ettore Sot-Sas, Progetto e disegni”. I lavori cominciarono effettivamente sul dosso dove Sottsass aveva immaginato la chiesetta, ma non durarono a lungo e il progetto si arenò. Nel marzo 1928 l’avvocato Pietro Clari tentò di rilanciarlo, ma senza successo.
Nell’estate 1929, della chiesetta era stata realizzata solo una parte delle strutture in muratura. Ma considerando la velocità con cui si giungerà a completare il progetto, si suppone che erano già pronti molti dei materiali, come le parti in pietra lavorata della porta e delle finestre del frontale, le colonne e i gradini, le parti che comporranno il tetto.
LA RIUNIONE IN CASA MONTAGNI DEL 15 AGOSTO 1929
Una decina di professionisti, residenti o legati a Vaneze (imprenditori, ingegneri, avvocati…), vennero convocati da Ciro Montagni a casa sua: si forma così un nuovo comitato che ha la capacità di coinvolgere cittadini e autorità e riesce in pochi mesi a terminare la struttura della chiesetta. Da subito un impegno concreto: a ciascuno dei presenti è chiesto di contattare un elenco di persone o di enti disposti a versare 100 lire. I lavori riprendono e già a fine settembre si arriva al tetto.
LA PRIMA MESSA
La Prima Messa venne programmata per il 6 luglio 1930. Ciro Montagni si preoccupa che la notizia venga diffusa e scrive al direttore de “Il Brennero”: “Il 6 luglio comincerà a funzionare la chiesetta dedicata alla Madonna della Neve alle Vaneze di Bondone. Oggi la chiesa nella parte sostanziale è finita e può funzionare. Manca la parte decorativa che faremo un po’ alla volta onde completare il bel progetto dell’Arch. SotSas. Per la messa la curia ci ha assicurato l’assistenza religiosa e gli apparati ecclesiastici. A noi è riservato invece l’onere del noleggio necessario per la gita alle Vaneze del Reverendo officiante”.
Di fatto il 5 luglio “Il Brennero” pubblica un articoletto dal titolo “La messa domenicale alle Vaneze”. Della cerimonia del 6 luglio non si trovano però fotografie, cronache o commenti, probabilmente a causa della forzata assenza di Ciro Montagni, il principale promotore dell’opera. Il 1° luglio infatti Montagni stava portando la famiglia in vacanza in Val Pusteria; durante una sosta ci fu un incidente: la figlioletta Elena venne investita da una macchina e rischiò di morire. L’altare, che orna anche oggi la nostra chiesa, è l’ex voto per la salute recuperata della figlia.
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