La campagna vaccinale resta fondamentale ma con queste modalità e questi tempi il Green Pass è la risposta sbagliata. A dirlo, unendosi alla richiesta di “aggiustamenti indispensabili” della Federazione Nazionale FIPE, sono Fabia Roman e Marco Fontanari, vicepresidenti di Confcommercio Trentino e presidenti, rispettivamente, dell’Associazione pubblici esercizi e dell’Associazione ristoratori provinciali.
“I gestori dei bar e dei ristoranti – spiegano Roman e Fontanari esprimendo il malumore degli esercenti – non sono pubblici ufficiali e come tali non possono assumersi responsabilità che spettano ad altri. È impensabile che, con l’attività frenetica che caratterizza questi locali, titolari e dipendenti possano mettersi a chiedere alle persone di esibire il loro green pass e ancor meno a fare i controlli incrociati con i rispettivi documenti di identità. Così facendo c’è il rischio di rendere inefficace la norma. Bisogna semplificare, prevedendo un’autocertificazione che sollevi i titolari dei locali da ogni responsabilità. Chi dichiarerà il falso lo farà a suo rischio e pericolo. I controlli devono rimanere in capo alle forze dell’ordine e noi ci batteremo in fase di conversione in legge del decreto affinché questo avvenga”.
Per quel che riguarda l’aspetto economico e sociale, il terziario ha pagato un prezzo altissimo, ricordano. “E con queste modalità di utilizzo e questa tempistica – in piena stagione turistica – del Green Pass siamo ancora penalizzati”, si legge ancora nella nota che prosegue. “Lo Stato dovrebbe perseguire anche altre strade e altri modi per convincere i cittadini a vaccinarsi. Introdurre il Green Pass in questo momento in una zona di montagna come la nostra provincia significa penalizzare ulteriormente la stagione turistica, compromettendo la timida ripresa alla quale stavamo assistendo. Avevamo chiesto, almeno, si potesse partire verso la fine di agosto”.
«L’impressione – concludono i presidenti Roman e Fontanari – è che il Governo abbia voluto scegliere la strada più comoda, sottovalutando le conseguenze sulle nostre imprese. Chiediamo, anche attraverso la nostra Federazione nazionale FIPE, di rivedere la norma e trovare soluzioni efficaci che non abbiano effetti negativi su chi ha già pagato tanto e vorrebbe soltanto tornare a lavorar”.
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